Il veto italiano a Bruxelles, Corriere della Sera. È vero? Per la prima volta nella storia l’Italia bloccherà il bilancio dell’Unione Europea, sostenendo, per dirla con Renzi, che “non costruiranno muri con i nostri soldi”, ovvero, come dice il sottosegretario Gozi, che “non investono abbastanza in crescita, sicurezza, immigrazione, lavoro, giovani”? Per ora l’Italia si è solo “riservata” di porre il veto, insomma, un penultimatum. Bene: ci sarebbe dunque tempo per parlarne in Parlamento, per spiegare come mai lo stesso governo si sia schierato sempre con la Germania e perché ancora il 22 agosto, a bordo della portaerei Garibaldi con Hollande e Merkel, Renzi avesse detto “l’Europa non è il problema ma la soluzione” e invece 3 mesi dopo abbia del tutto cambiato verso. Mutare parere si può, se è una cosa seria!
Ma non è una cosa seria. Nessuno dei grandi giornali, con tutta la buona volontà filo governativa e filo mercati, lo crede. “Renzi va a caccia di voti”, sostiene la Stampa, “Mostra i muscoli per rafforzare il sì”, scrive Marcello Sorgi. “Un attacco studiato a tavolino”, titola Repubblica: “Renzi punta recuperare consensi tra gli anti europeisti”. “A ciascuno la sua Brexit e il suo Trump” – constata Lina Palmerini del Sole – “Con il colpo di teatro sul primo veto al bilancio europeo, prova a incarnare – anche lui – il malessere anti-establishment di cui l’Europa rappresenta un pezzo”. Tutti ricordano come “il pressing del premier” venga proprio “alla vigilia della pagella della Commissione sulla manovra 2017! Pagella che potrebbe avviare “la procedura d’infrazione a dicembre” nei confronti dell’Italia. Ferruccio De Bortoli, Corriere, invita il governo a prendere sul serio le critiche alla finanziaria e non sottovalutare quel “cattivo maestro (che è) il debito pubblico”, specie dopo l’avvento di Trump e il rischio che la BCE debba ridurre il ritmo con cui acquista titoli del debito italiano. Intanto è alta la confusione intorno alla finanziaria: dopo aver bloccato (ma forse no!) la tassa che il Pd voleva imporre su Airbnb, ora pare che Renzi abbia bloccato la proposta (Pd) di sostituire l’IMU-Tasi con l’IMI, alzando l’imposta dal 10,6 all’11,4% e dando qualche risorsa in più ai comuni.
Parisi? Litiga troppo. Ha detto Berlusconi. “Allora si tenga Salvini” gli ha risposto l’ultimo, e a quanto pare già cotto, aspirante leader del centro destra. Insomma anche con Parisi è finita come con Fini, Casini, Alfano. Come il vecchio Crono, Silvio divora i suoi figli. Ma stavolta non credo lo faccia per inseguire il mito dell’immortalità, cioè per provare a candidarsi di nuovo. Berlusconi si è convinto che il bipolarismo in Europa sia morto e non si possa resuscitare, che sia meglio che le destre marcino divise per poi, se possibile, colpire unite. Dunque non gli serve un confronto muscolare con la Lega in vista dell’incoronazione di un candidato premier. Che la Lega (e, se vuole, la Meloni) corrano per conto loro. Forza Italia (o quello che verrà dopo) cercherà di competere, di strappargli parte dell’elettorato “populista” ed esasperato, mantenendo una sua identità. Poi, sostituito l’Italicun con una legge simil proporzionale, Berlusconi si sogna padrone delle sue scelte e, forse, ago della bilancia. La Lega democristiana – vedi il padrone del Veneto, Luca Zaia – saprà apprezzare. Tanto più che, come ho scritto, la proporzionale proposta dal Movimento 5 Stelle (con collegi piccoli) avvantaggia parecchio i partiti che abbiano un forte insediamento regionale.
Due notizie dal Cremlino. La prima: è stato arrestato per corruzione un ministro in carica. E che ministro! Nientemeno che il titolare del dicastero del Tesoro, Alexey Ulyukayev. Avrebbe intascato tangenti per due milioni. Il premier, Medvedev, accusa “un duro colpo”. Autonomia della magistratura? È persino possibile, ma la nostra stampa ritiene -e non è insensato- che dietro la soffiata ai giudici si nasconda l’ala dura del Cremlino, capeggiata dal Presidente Putin. Il quale, spiega la Stampa, dopo il primo colloquio telefonico con Trump, si appresta – e questa è la seconda notizia – a infliggere il colpo di grazia ai ribelli di Aleppo. La controffensiva d’ottobre delle milizie islamiste è già stata stoppata dall’esercito siriano, sostenuto da milizie sciite, libanesi e iraniane. Con la sconfitta della Clinton è tramontata l’idea di imporre sulla seconda città della Siria una “No-Fly Zone” e la potente flotta russa sta per prendere posizione vicino alle coste. Putin sempre più protagonista.