Attacchiamoci alle buone notizie, per un giorno, per qualche ora. È quel che fanno – e si capisce – Corriere e Repubblica. “Unioni, cade l’ultima barriera. Le prime entro agosto”, dice Repubblica. Lo ha deciso il Consiglio di Stato. In più aggirando il rischio della “obiezione di coscienza”: il sindaco che non volesse celebrare le unioni civili, dovrebbe nominare un delegato. Il Consiglio di Stato ha anche dato torto alla regione Lombardia del presidente Maroni: non potrà più far pagare le coppie che ricorrano alla fecondazione eterologa. “Banche, l’apertura di Draghi”, invece titola il Corriere. Il presidente della BCE ha detto “sì a un paracadute pubblico in casi eccezionali”. Sembra un invito piuttosto esplicito a non ostacolare il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. Draghi chiede però all’Italia di “sciogliere il nodo delle sofferenze”, cioè di trovare un modo per far pagare i debitori, anche i vecchi non solo chi contrae ora il prestito. In modo che le banche possano piazzare sul mercato i loro crediti deteriorati non proprio a prezzi stracciati. Qui Federico Fubini obietta: “limitare l’impatto dei pignoramenti rapidi ai soli casi futuri per il governo (italiano) è stata una scelta politica: si privilegiano i debitori esistenti sui loro creditori. Deve aver contato qualcosa il fatto che fra i debitori ci sono molti più elettori che tra i creditori”.
Trump: mi prenderò l’America, è invece il titolo della Stampa. Scrive Maurizio Molinari: «Borders», «laws» e «land»: i termini che più ricorrono nel linguaggio del popolo di Donald J. Trump sono «confini», «leggi» e «terra» perché descrivono le priorità di un’America che tende a chiudersi rispetto al mondo in ebollizione al fine di dare sicurezza ad un ceto medio indebolito”. Si spiegherebbero così le battute sulla Nato, Putin ed Erdogan. “Non interverrei in via automatica in difesa dei paesi baltici, se la Russia li attaccasse”. (Se vogliono il nostro aiuto militare, che paghino.) “Penso che io e Putin andremo d’accordo”. “Non farò pressioni contro le epurazioni di avversari politici e contro le restrizioni di libertà in Turchia o in altri paesi autoritari”. “La scommessa di Trump – conclude Molinari – è sulla creazione di barriere capaci di assicurare all’America una sorta di dorato isolamento, consentendo al ceto medio bianco flagellato dall’impoverimento di risollevare consumi e tenore di vita.È una scommessa politica che tende a far coincidere isolazionismo e promesse di benessere per i più poveri con il risultato di «strappare il tema della giustizia sociale ai democratici». Ho scritto più volte che Barak Obama ha avuto il ruolo di “esecutore testamentario” della ex superpotenza, correggendo gli errori più clamorosi, abituando gli americani a non considerarsi più i padroni-regolatori del mondo. Qui siamo molto oltre: isolazionismo e illusione di poter restare ricchi, anzi di poter diventare più ricchi, chiudendosi e rinunciando a imporre la mondializzazione dei commerci e della finanza. Gli crederà una maggioranza di americani? Molti capiscono che le sue sono balle infiocchettate, ma non trovano in Hillary un’alternativa.
Referendum, basta barbarie, ha detto Pietro Grasso e il Fatto gli ha dedicato il titolo di testa. Attacco a Matteo Renzi (e alla nervosissima Boschi alla quale è scappato che con i No crescerebbe il rischio terrorismo) e invito a non esagerare rivolto anche al No. “il referendum non è mica il giudizio universale. Dopo la vita continua”. Certo, ha ragione il presidente del Senato. Bisognerebbe aggiungere in che modo si pensi che la vita continuerà dopo. Battuto Renzi, secondo me si aprirebbe la strada per vere riforme, più semplici ed efficaci, senza la pretese di modificare ben 47 articoli della Costituzione, si favorirebbe un ritorno della politica, e sarebbe persino possibile cercare un confronto in Parlamento tra Pd, Movimento 5 Stelle e destra, non per governare, ma per decidere poche regole comuni che evitino l’imbarbarimento attuale. Francamente non vedo possibilità positive che non passino per una sconfitta della politica che il premier ha imposto al parlamento e al paese. Intanto segnalo che Massimo Franco, Corriere, interpreta la sortita di Grasso come una difesa del bicameralismo. Folli, Repubblica, chiede invece a Renzi di fare lui la mossa del cavallo i cambiando la legge elettorale, gettando alle ortiche l’Italicum (premio di maggioranza che rende il candidato prevalente al ballottaggio padrone della legislatura per 5 anni), in favore del doppio turno alla francese (al ballottaggio la scelta del deputato da eleggere si riduce ai primi due o tre) o del Mattarellum (turno unico, vince uno solo, più una quota da redistribuire (in proporzione da vedere tra vincitori e vinti). Sono ballon d’essai. Vedremo.