Governo battuto sulla Rai, scrivono Corriere e Repubblica, poi aggiungono rispettivamente: “ribelli Pd non FI”, “colpo a Renzi dei ribelli Pd”. Un “colpetto”, in verità, perchè la legge sarà approvata stamani. E con lei verrà l’amministrazione delegato di nomina governativa, per rafforzare ancora -dice Benedetta Tobagi- “il controllo dell’esecutivo sulla Rai”. Nell’azienda si accentuerà lo “spoil system”, che da 25 anni le impedisce di ripensare la missione del servizio pubblico. Una Rai non riformabile -dice Sergio Zavoli- “se i partiti non arretrano”. Invece il maggior partito della maggioranza arrafferà l’amministratore delegato, il partito più “disponibile” dell’opposizione, prenderà il Presidente.
Pur sempre un colpo alla narrazione renziana. Tanto che i droni del premier si sono scatenati in un vero pestaggio mediatico contro i 19 che con il loro voto hanno osato negare una delega in bianco al governo. Delega che avrebbe permesso a Renzi di chiudere o riaprire a piacimento il rubinetto delle risorse, di cambiare la Rai non riformandola ma minacciando di soffocarla. Questo mentre un’altra delega gli consentirà di sedersi al tavolo con Sky e Mediaset per disegnare il nuovo duopolio televisivo, questa volta privato-privato. Sui giornali un’eco del furore renziano si coglie nel pezzo di Marcello Sorgi per la Stampa: “Solerti e compatti nel salvataggio del collega inquisito Azzolini (sicuro, Marcello?) diciannove senatori della minoranza Pd ieri hanno mandato sotto il governo, votando con Forza Italia”!
Stefano Folli coglie invece “un logorio” del premier. Per Massimo Franco “è come se di fronte ad un Renzi che gioca a tutto campo, i suoi oppositori avessero deciso di fare lo stesso”. Ciò genera “instabilità”. Occhio,dunque, alla riforma costituzionale che si voterà a settembre
“Nessuno è un uomo solo al comando” ha detto il Presidente della Repubblica parlando dei suoi poteri, ma usando una frase che la minoranza Pd utilizza spesso a proposito di Renzi. “Non si può pensare – ha proseguito- che io possa intercettare o bloccare scelte politiche che competono al Parlamento e al governo”. Questa frase si comprende meglio se si è avuta la fortuna di leggere un vecchio saggio in cui Sergio Mattarella boccia il Senato delle Regioni e osserva come la crisi italiana sia stata provocata dall’incapacità dei governi più che dal bicameralismo. Idee di un deputato. Il presidente è arbitro. Nè le opposizioni né il governo, lo tirino per la giacca.
Sottosviluppo permanente, scrive il manifesto commentando dati della Svimez che raccontano un Sud d’Italia in 15 anni cresciuto la metà della Grecia, un italiano su 3 a rischio povertà, l’occupazione ferma ai livelli del ’77. Ieri Cuperlo e Speranza, portavoce della minoranza Pd che vuol giocare “a tutto campo”, hanno presentato un’interrogazione al governo sulle “promesse disattese”, sul ruolo “marginale” del sud nella strategia di governo, e sulla opportunità di un “ministero per la coesione sociale”. Non lo so. Detta così sembra che si invochino ancora aiuti e sostegno per il meridione. Provvidenze che finirebbero, come sempre, alle borghesie parassitarie e intermediarie, senza creare posti di lavoro né speranza. Credo che la vera questione meridionale oggi sia la questione democratica, in Italia. È dal sud che deve nascere una lotta di liberazione dal parassitismo e dall’intermediazione, da illegalità, corruzione, evasione fiscale. Insomma, dalle mafie.
Noi, d’altronde, siamo il mezzogiorno d’Europa. La frase è di Krugman e riguarda Italia, Grecia, Spagna e Francia. Oggi Fubini spiega che Schäuble vuole un governo “tecnico” dell’Europa per imporre ai paesi del mezzogiorno (mediterraneo) quel rigore che da soli non sarebbero capaci di adottare. O reagiamo e cambiamo davvero, noi del mezzogiorno d’Europa, o moriremo sotto il tallone tedesco. Lo strumentalismo politico (il trasformismo, se preferite) che ha spinto Renzi (via Zanda) a far “salvare” l’NCD Azzolini dall’arresto, a me par folle, non per la persona di Azzolini, ma per il segnale che emana. Dice Altan “Hai votato secondo coscienza? Sì,ma poi mi sono accorto che non era la mia”.