La linea dura di Trump, scrive il Corriere. Ha scelto come consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, un generale “democratico”, mandato anzi tempo in pensione perché durissimo coi paesi islamici e dialogante con Putin. Vuol nominare al vertice della giustizia Jeff Session, un giudice federale scartato per le sue posizioni razziste (pare abbia detto: “non avrei nulla contro il Ku Klux Klan, ma ho saputo che fumano erba”). A capo della CIA Mike Pompeo: fanatico della guerra d’Iraq, quando ha difeso il diritto dei contractors usare la tortura e ora vorrebbe cancellare il trattato tra Stati Uniti e Iran. Trump torna a far paura. Dopo la sorpresa per la sua elezione, le élites finanziarie, politiche e giornalistiche avevamo provato a farselo piacere. Ma che sarà mai? Saprà moderarsi, al massimo ci penseremo noi a moderarlo. Invece una rivoluzione è una rivoluzione: con Trump la destra più radicale ed estrema entra alla Casa Bianca. Bisognerà prenderle le misure.
Banche centrali, avvertimenti a Trump, titola la Stampa. Dopo la Yellen anche Mario Draghi: i banchieri chiedono al Presidente eletto di non dare campo libero alla speculazione finanziaria pur di spingere gli investimenti. Il sistema – dicono – non lo tollererebbe. Dopo tutto siamo seduti, noi occidentali, su di un oceano di debiti e se si desse mano libera alla speculazione (abolendo i timidi paletti imposti da Obama), bisognerebbe mettere in conto nuove bolle che esplodono e ci fanno atterrare in un mare di guai. Che farà Trump? Sarà keynesiano – i mille miliardi promessi per le infrastrutture – o abbatterà le imposte cercando di scatenare avidità e spiriti animali del capitalismo? Sarà protezionista, a costo di scatenare una rischiosissima guerra commerciale con la Cina, o si limiterà a rivedere la delega in bianco alle multinazionali concessa da trattati come il Ttip? lo sapremo tra qualche mese. Dopo tutto il presidente americano si insedierà solo il 20 gennaio. Certo, non sarebbe male cambiare verso all’Europa, e salvarla da se stessa. Au cas où!
Bankitalia: effetto voto sui mercati. Repubblica titola invece sulle turbolenze previste dall’istituto di via Nazionale intorno e dopo il referendum del 4 dicembre. Tanto più che il No è considerato vincente, che Renzi prevede sfracelli, annuncia che l’Italia si fermerà per 20 anni e che lui non resterà al governo “per galleggiare”. Ovvio che qualche grosso operatore ne approfitti per far soldi, puntando sul rischio costituito dal nostro debito pubblico, sottolineando come le entrate della finanziaria siano dubbie e le spese certe, provando a lucrare sul rischio Italia. Rassegnatevi, cari lettori, da oggi niente più notizie sui sondaggi. In compenso, fino al 4 dicembre verrete ricattati ogni giorno e più volte al giorno. Renzi spera di poter ribaltare il risultato creando paura in tutti noi e sfruttando la paura per salvare il suo governo e il proprio ruolo di premier assoluto. Dopo aver sbagliato quasi tutto sia come premier e come segretario. Sono in Puglia, ieri a Laterza e Ginosa, oggi a Taranto e Altamura. Continuo a dire che il No darà una opportunità persino a Renzi. Offrendogli l’occasione di riposizionarsi. Di non correre, come la locomotiva di Guccini, verso il binario morto. E la sconfitta. Ne sono convinto. Se il No è in vantaggio non è solo perché la riforma costituzionale è scritta malissimo, confusa e impresentabile. Ma significa anche che la narrazione del premier e segretario è ritenuta non più credibile. E rappresenta un rischio.