Ottimisti, pessimisti. Corriere della Sera: “Continua a salire la quota di assunzioni a tempo indeterminato sul totale. E ci mancherebbe, visti i generosi contributi (fino a 8.060 euro all’anno per tre anni per ogni assunto). Ma non si vede ancora un aumento del numero di occupati”. I dati Inps dicono questo, che il saldo dei contratti a tempo indeterminato che si attivano e di quelli che cessano è stato di 201.151, in più rispetto ai primi 3 mesi del 2014. Nello stesso peridodo la retribuzione media è diminuita dell’1,1%. Ed è aumentato il totale dei disoccupati: 111mila in più nel trimestre. Però oggi dovremmo avere la conferma che il PIL cresce un po’, decimali, beninteso, ma quanto basta per testimoniare la fine della recessione. Non certo della crisi: in Spagna un aumento più forte del PIL -intorno al 3%- non sta portando né più lavoro per i giovani né più soldi per il ceto medio. C’è poi l’allarme del presidente Consob: “Vegas: rischio bolla dal Quantitative easing”. Sole24Ore. La valanga di euro messi in giro dalla BCE non finisce all’economia reale ma spinge i capitali verso impieghi speculativi, droga le borse e così prepara la prossima crisi.
L’Europa che non c’è. “Lettera UE all’Italia” -scrive Repubblica- “OK alla flessibilità ma subito le riforme”. Si sono accorti, a Bruxelles, che l’Italia aveva fatto i conti senza l’oste, cioè senza la Consulta che ha vietato di usare le pensioni come bancomat. Quanto alla Grecia, siamo sempre lì, in mezzo al guado. Il Fondo Monetario non vuol più finanziare Atene, dice El Mundo, almeno fino a quando l’Europa non avrà il coraggio di usare le parole proibite. Le usa Francesco Daveri: “ristrutturazione e cancellazione parziale del debito. Allungando ulteriormente le scadenze o riducendo il valore nominale dei debiti”. Tertium non datur.
Le quote europee. “L’Italia ne ospiterà 2mila -dice la Stampa-, la Germania 500 migranti in più, Cameron e Orban non ne vorrebbero nessuno. I migranti come pacchi postale, poi li spediranno in Slovacchia e loro scapperanno dove hanno le famiglie, a Francoforte o a Londra. “L’Italia incalza la UE”, dice il Corriere. Il nostro governo vorrebbe sbarazzarsi di 25mila ospiti e non solo di 20mila. E vorrebbe 250milioni, anziché i 60. Mare nero! Dublino non si tocca, chi è nei guai – i paesi frontalieri – ci resti. E allora speriamo nella guerra. Quale guerra? Mogherini all’ONU non ha parlato di raid aerei in Libia, e anche in mare si tratterebbe più di soccorrere che di affondare. Intanto la Libia riconosciuta bombarda una nave turca che accusa di portare armi all’Isis. Il generale Haftar, uomo di Al Sisi contro Erdogan. Il Re saudita diserta il vertice dei Paesi del Golfo convocato da Obama. E la potente coalizione degli stati arabo-sunniti rischia di perdere la guerra nello Yemen. Il vecchio ordine è in pezzi, il nuovo non c’è, l’Europa balbetta.
4 per cento. Forza Italia scompare. Questo dicono i risultati a Trento e Bolzano. Cresce la Lega, resiste M5S, il PD vince ma le sue liste restano molto sotto le Europee: 29,6% a Trento, come alle precedenti comunali e poco più delle politiche, ma alle europee il PD aveva totalizzato a Trento il 49,1% dei voti.
Forza, debolezza. Dopo lo sciopero generale della scuola Renzi ha rigettato la “mossa del cavallo” proposta da Tocci: assumi gli insegnanti, riscrivi la riforma. La legge, anche emendata, non dà risposte alla protesta, Boschi fa la dura coi sindacati, che però strappano un incontro a Palazzo Chigi, sia pure senza Renzi. “Flash mob ai danni del profilo facebook del premier. Saltano i banchi”, il manifesto. “Gli insegnanti a Renzi: non ti votiamo più”, il Fatto Quotidiano.