Lunedì 27 giugno abbiamo presentato in Senato l’interpellanza per chiedere la liberazione di Malek Adly, l’avvocato egiziano di 35 anni impegnato nella difesa dei diritti umani che per primo ha denunciato la scomparsa del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni. La più che probabile natura persecutoria della detenzione e le precarie condizioni di salute del giovane attivista egiziano ci hanno spinto a chiedere un tempestivo intervento del Governo italiano affinché si adoperi per la l’immediata scarcerazione di Adly. La nostra interpellanza segue quella già presentata alla Camera dei Deputati dal gruppo “Possibile”.
SENATO DELLA REPUBBLICA
—— XVII LEGISLATURA ——
646aSEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
LUNEDÌ 27 GIUGNO 2016
INTERPELLANZA
MINEO, DE CRISTOFARO, CORSINI, TOCCI – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Premesso che:
Malek Adly è un avvocato egiziano di 35 anni, attivista nel campo della salvaguardia dei diritti dell’uomo e impegnato nella lotta contro le sparizioni forzate nel suo Paese. Adly è stato arrestato nei primi giorni di maggio 2016, poiché stava lavorando alla presentazione di una denuncia contro l’incostituzionale cessione delle isole egiziane Tiran e Sanafir all’Arabia saudita. Il suo legale, Mahmoud Belal, ha recentemente confermato sulle colonne del “Corriere della Sera” i motivi dell’arresto, dietro il quale sembrerebbe celarsi una vendetta del Governo egiziano nei confronti del giovane avvocato, reo di aver difeso diversi cittadini in casi legati alla tutela delle libertà e dei diritti civili. Adly è accusato di incitamento alla protesta, diffusione di false notizie, minaccia alla stabilità e all’unità nazionale. Attualmente si trova nella prigione di Tora, il più grande complesso penitenziario del Cairo;
la moglie di Malek Adly, Asmaa Aly, la quale ha fatto visita al marito sabato 18 giugno, ha affermato che da circa 3 settimane Adly è stato trasferito in una cella di isolamento e che le sue condizioni psicofisiche sono estremamente critiche, giacché è stato picchiato ed è rinchiuso in uno stambugio di 6 metri quadrati, con un solo buco nel soffitto, senza letto e senza acqua potabile. Il giovane avvocato egiziano presenterebbe evidenti problemi respiratori, non muoverebbe più le gambe e pertanto il suo stato di salute starebbe rapidamente deteriorando;
per di più, il 14 giugno, è stata prolungata nei confronti di Malek Adly la carcerazione preventiva. I più elementari diritti del giovane legale egiziano sembrerebbero negati: secondo quanto dichiarato dalla moglie, oltre a non poter vedere il suo avvocato, egli non può usufruire delle 2 ore al giorno di passeggiata previste dal regolamento penitenziario e non può partecipare alle preghiere nella moschea del carcere. Adly non vedrebbe la luce del sole da quasi 2 mesi, salvo quando viene condotto in tribunale per le udienze;
Malek Adly si è inoltre esposto pubblicamente nella vicenda Regeni, in quanto è stato il primo a denunciare la scomparsa del giovane ricercatore italiano. È molto probabile come il caso Regeni lo abbia reso un bersaglio delle politiche repressive poste in essere dal Governo egiziano, il quale ha introdotto preoccupanti e deplorevoli limitazioni nel campo delle libertà individuali, di espressione e di informazione. D’altronde, Adly forniva assistenza legale contro le violazioni dei diritti umani in terra egiziana e si era offerto di aiutare anche la famiglia Regeni. In seguito al ritrovamento del corpo del ricercatore italiano, Adly ha pubblicato una sua dichiarazione in cui, come cittadino egiziano, chiedeva scusa alla famiglia di Giulio Regeni e a tutte le vittime del regime;
il caso di Malek Adly ha ispirato in Egitto la diffusione di diverse campagne contro la reclusione illegale dei detenuti in isolamento, grazie al sostegno di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti dell’uomo. Per quanto riguarda l’Italia, la onlus COSPE, associazione privata, laica e senza scopo di lucro, che si occupa di sviluppo sostenibile, diritti umani, pace e giustizia tra i popoli, ha da tempo lanciato una petizione per una mobilitazione internazionale sul caso Adly, accompagnata da un appello rivolto al Ministro in indirizzo, affinché intervenga immediatamente per sostenere le ragioni della scarcerazione del giovane attivista egiziano,
si chiede di sapere:
se il Governo italiano non ritenga necessario ed urgente attivarsi sin da ora, per il tramite di tutti i canali diplomatici e con il sostegno internazionale, per sollecitare l’immediata scarcerazione di Malek Adly;
se, alla luce delle continue omissioni e della scarsa collaborazione nella vicenda Regeni, dei reiterati casi di violazione dei diritti umani da parte del Governo egiziano, non reputi opportuno chiedere all’Egitto, come condizione vincolante per ogni tipo di rapporto futuro, diplomatico e commerciale, il rispetto dei diritti umani, così come stabilito dagli accordi internazionali.
(2-00397)