No all’Olimpiade del mattone, by Virginia Raggi. Apertura di Repubblica e del Corriere. “Un rifiuto per compattare il movimento”, titolo del commento che Marcello Sorgi firma per La Stampa. Sono le due facce della verità. Vero che le Olimpiadi non sono da tempo un affare per le città che le ospitano (vedi Atene, Londra, Rio de Jianero). Vero pure che il No ai giochi ha il valore di una palingenesi per i 5 Stelle, i quali vogliono cancellare l’immagine, data a Roma, di una forza inesperta e impreparata, costretta a chieder aiuto a gruppi di potere vicini all’ex sindaco Alemanno. Venendo al merito, Olimpiadi sì o no? Non sarebbe stato meglio che la Raggi dimostrasse agli italiani che sì, si potevano ospitare le Olimpiadi anche senza cedere agli speculatori, ai cementificatori selvaggi, agli specialisti dei lavori iniziati e mai portati a termine, a opere inutili e costose, all’intermediazione più o meno mafiosa? Può darsi. Ma non si celebrano le nozze coi fichi secchi. E i fichi pentastellati non erano pronti per una sfida così ardua. Del resto è assai dubbio che altri (Giachetti, Meloni, Marchini) avrebbero saputo far meglio, se non fossero stati sonoramente battuti alle elezioni.
Le volpi finiscono in pellicceria. Lo disse Craxi di Andreotti, lo ha detto Bersani di Renzi. La furbizia del governo sull’italicum ha superato, ieri, i limiti della decenza. Una mozione della maggioranza che non impegna il governo (a questo servono le mozioni) ma il parlamento, a modificare una legge che la stessa maggioranza ha approvato in via definitiva pochi mesi fa e in forza della fiducia imposta dal governo. Una cosa davvero grottesca. Fra l’altro la mozione non dice come si intenderebbe cambiare la legge: si potrebbe perfino peggiorarla, renderla ancora più funzionale all’elezione plebiscitaria di un premier che si porta dietro in parlamento i suoi nominati. A questo punto, sarà rottura nel Pd? Non è affatto certo. Secondo me, neppure probabile. Come scrive Ainis su Repubblica: la maggioranza e il Pd stanno innalzando “Lo stendardo del rinvio”. Italianissimo stendardo. Anche se, “C’è sempre un che d’ingannevole quando la politica non sa prendersi la responsabilità delle sue scelte. Quando le rinvia per paura di scontentare gli alleati o gli elettori. Perché il rinvio inocula un elemento di opacità nel tessuto delle democrazie. Perché il più delle volte non serve a guadagnare tempo, ma casomai a sprecarlo. E perché infine questo sotterfugio è specchio d’un Paese perennemente in ritardo sui propri adempimenti. Come diceva Rivarol, non aver fatto nulla è certo un terribile vantaggio, ma non bisogna abusarne”.
Torna l’Italia del No (alle olimpiadi) e del Sì (al fertility day). Ecco cosa ci aspetta fin sotto Natale: la maggioranza dirà che con il No (grillino) l’Italia non toccherà palla. L’opposizione potrà infierire sul Sì della ministra Lorenzin, la quale prima ha immaginato una campagna ammonitrice e punitiva della donna (con la clessidra ad avvertirla: il tuo tempo è scaduto) e dopo ha sfornato un manifesto razzista, con i buoni (bianchi, belli e puliti) e i cattivi (neri, sporchi e fumatori). Prendersela col funzionario che ha sbagliato serve a poco. La responsabilità politica è del governo, in questo caso della ministra, che dovrebbe dimettersi. Non lo farà. Perché non è un momento per crisi o rimpasti. Perché, come scrive Vogue, il premier si è trasformato da “rottamatore in stability man”. E giù foto di Renzi in una cucina del “mulino bianco”. Per carità, il governo cerca persino di correggere i peggiori spropositi. Dagli incentivi a pioggia, che non sono serviti a nulla se non a indebitarci di più, il governo, secondo il il Sole24Ore, vorrebbe passare a sostegni mirati da darsi solo agli imprenditori che investono e innovano. Ma con quali soldi? Strappando con l’Unione? Napolitano consiglia prudenza al suo ultimo pupillo. Dal Corriere: “comprensibili le critiche di Renzi all’Unione, ma non si può fare da soli”.
Libia – Siria – America. In Libia il governo di Tripoli ha presentato la richiesta di onorario, in cambio dell’aiuto per liberare i tecnici rapiti: “Ci servono rinforzi (italiani) per trovare gli italiani”. In Siria, uno a uno, palla al centro: Kerry, dopo i bombardamenti a stelle strisce contro una caserma di Assad e quelli (attribuiti ai russi) contro un convoglio umanitario, propone una no fly zone. Con il rischio che se ne avvantaggino Isis e alleati.. Infine in America: a Charlotte è stato assaltato il quartiere generale della polizia, dopo l’uccisione dell’ennesimo nero da parte di un agente. La sensazione dell’insicurezza, il ripetere ossessivo “Law & Order” ha ormai riesumato il fantasma del razzismo. Il poliziotto vede nero e spara. Ma la violenza dello stato può provocare la rivolta dei poveri e degli esclusi. E la rivolta fa crescere la sensazione di insicurezza. È questo il brodo in cui proverà a sguazzare Trump.