Atene. Tsipras ha rispettato il patto coi creditori. Ha fatto approvare dal Parlamento una riforma delle pensioni e una del fisco che forse superano delle distorsioni tutte greche, ma che pesano in modo insostenibile su quella società: è come se l’Italia avesse varato una manovra – cioè dei tagli – per 48 miliardi, scrive Federico Fubini sul Corriere. Ma l’Unione Europea, il Fondo Monetario e la BCE, loro, non stanno rispettando i patti imposti. Forse perché divisi, con il Fondo che chiede la ristrutturazione del debito greco prima di concedere altri prestiti e i tedeschi che di ristrutturazione non vogliono sentir parlare. Fatto è che l’euro gruppo rimanda Tsipras al 24 maggio. Incubo europeo, per il manifesto. Certo incubo greco!
Vienna. Cacciato il cancelliere austriaco, Werner Fayman, un politico “realista”, un socialdemocratico della Terza Via, ritenuto capace di mediare, di far quadrare il cerchio, di tenere insieme i contrari. Che ha fallito: solo l’11,2% per il suo partito al primo turno delle presidenziali. Fayman aveva tentato di frenare l’avanzata delle destre erigendo, prima che lo chiedessero, muri di filo spinato (al Brennero), chiudendo le frontiere, rifiutando di accogliere altri migranti. È stato travolto. Perché queste cose qualcuno le fa meglio di un socialista e perché i socialdemocratici della Terza Via non hanno più niente altro da dire ai giovani, agli operai, al ceto medio se non che questo è il sistema capitalista, fatevelo piacere.
Parigi. Hollande all’arco di trionfo, per ricordare la fine, l’8 di maggio, della seconda guerra mondiale e la nascita dell’Europa, Le monde del 10 maggio titola: “Polonia, risveglio della società per difendere i valori europei”. L’europa salvata (forse) dalla sinistra d’opposizione, quella che è scesa in piazza il 7, a Varsavia e nelle principali città polacche, contro il regime autoritario di Jaroslaw Kaczynski (che ora vuole normalizzare il CSM facendone nominare i componenti dal ministero della giustizia, cioè nominandoli lui stesso). È un po’ come se il giornale parigino ammettesse che Valls e Fayman e Renzi (?) sono apprendisti stregoni.
Madrid. Podemos chiude il patto con Izquierda unida in vista delle elezioni del 26 giugno. Insieme, le due forze di sinistra, sono accreditate del 23% e supererebbero il Psoe, diventando seconda forza politica spagnola dopo i popolari di Rajoy. Un paio di mesi fa, quando Iglesias rifiutò di salire (come ruota di scorta) sul carro dell’alleanza destra-sinistra, tra Psoe e Ciudadanos, giornali e politologi dissero che questa scelta Podemos l’avrebbe pagata. Invece, a quanto pare, a pagare saranno i socialisti della terza Via, pure giovani e in camicia bianca come Sanchez, per aver scartato l’ipotesi di una alleanza a sinistra. In un Spagna che vede, sì, la ripresa, +3%, ma con troppe disuguaglianze e disoccupazione al 20%.
Londra. Ora Cameron dice che “La pace sarebbe a rischio” se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa. Ma chi è che ha convocato il referendum sul Brexit? Chi lo ha promesso agli elettori per battere, nel voto, il laburista Miliband? Mi pare si chiamasse Cameron. Ecco la contraddizione delle destre: da anni suscitano, alimentano, coccolano particolarismi nazionali e voglia di tirare i remi in barca – Sarkozy che rifiuta intese coi socialisti per far diga contro il fronte nazionale, il Tea Party e poi Trump negli Usa, Forza italia che insegue Salvini – ma poi devono difendere il libero commercio, la circolazione senza freni delle merci e dei capitali, il capitalismo neo liberista che, alla fine, mal si adatta ai fascismi locali.
Roma, largo del Nazareno. Renzi fa il poliziotto buono: non parlo di complotti dei giudici, nel Pd c’è una questione morale, se farete campagna per il sì – rivolto alla minoranza – subito dopo ottobre vi darò il congresso. Boschi fa la dura: chi vota No è come Casa Pound, la minoranza non sa fare altro che criticare. Roma, Quirinale. Mattarella insiste nel suo Consiglio Superiore alle Toghe; riserbo e silenzio sul referendum costituzionale, e conquista alla sua causa il presidente del senato, Grasso, e persino Zagrebelsky, che ne scrive su Repubblica. Così però queste brave persone finiscono con l’oscurare quella che è l’anomalia più grave: il fatto che la riforma sia stata imposta dal capo del governo il quale ora ordina al Pd 5 mesi di propaganda “pancia a terra”, trasformando il referendum in un plebiscito. Roma, via Nazionale. C’è la conferma – le carte le svela la solita Sarzanini – che ai direttori delle filiali di Banca Etruria era stato dato l’ordine via mail di truffare i clienti: “vendete questo bond, a tutti i clienti”. Il governo, che vuole riportare fiducia e ottimismo tra gli italiani, ha un ministro (Boschi) e un premier (Renzi) che frequentavano coloro che quegli ordini diedero o che almeno che di quegli ordini sapevano.