Governo? No, governerò! Dopo le riforme, dopo il referendum che renderà il Senato un ente inutile, dopo aver vinto le elezioni con l’Italicum. Per ora prometto, domani, riunite tutte le condizioni necessarie, governerò per salvare la Bella Addormentata Italia. Intanto lo sfascio è colpa di altri: dei gufi e dei dissidenti, di sindaci (Marino) e presidenti (Crocetta), delle opposizioni, dei prefetti. É questa la narrazione del rottamatore. Altan colpisce duro: “Promettiamo di abbassare le temperature a livelli nordici”. “E intanto arriva l’inverno”.
Marino e Crocetta, invitati a governare o togliere il disturbo, reagiscono. Il primo caccia l’assessore ai trasporti, vuole azzerare l’Atac, minaccia di ricorrere a ditte private. È un gesto disperato: non è affatto certo che il sindaco di Roma abbia il potere che serve per fare cose del genere. Non a caso Tocci aveva proposto di sciogliere, non il consiglio comunale, ma il comune di Roma, per costruire l’area metropolitana, una città-regione con poteri più ampi. Non a caso Bindi aveva chiesto un decreto del governo in funzione anti mafia a Roma. Il Corriere PERò dimostra (Rizzo e Stella) che la linea 60 salta 12 corse al giorno. Qualcosa il sindaco doveva fare. “Marino nel caos sfida Renzi”, titola il Corriere. Quanto a Crocetta, che si ritiene intoccabile (in quanto vittima del complotto, cioè dell’intercettazione oscena che non si trova), rivendica i poteri speciali della Sicilia (mai usati in 70 anni) e chiede al governo di pagare la nota. Subito 500 milioni.
No al bavaglio -scrive Repubblica- “Intercettazioni scontro sulla legge”. Bisognerebbe pagare un buon caffè a questi deputati renziani così stupidi da aver votato, nella notte, un emendamento NCD che prescrive 4 anni di carcere per chi registra a filma di nascosto, e poi pubblica, senza il consenso dell’interessato. Sulle intercettazioni il governo voleva una delega in bianco come sulla Rai: il bavaglio al giornalismo d’inchiesta e la mordacchia ai talk show sarebbero arrivati in silenzio, Ora invece si è scoperto il gioco e persino il ministro Orlando non ci sta. Siamo chiari: il diritto alla riservatezza deve trovare il suo limite nell’interesse della notizia e nel ruolo pubblico della “vittima”.
A Verdini zero poltrone, scrive la Stampa. Le poltrone a suo tempo; per ora l’obiettivo è di piegare (o dividere) i 28 senatori del Pd indisponibili a votare la riforma costituzionale se il testo non cambia profondamente: senatori eletti, presidente della repubblica e corte costituzionale non più alla mercè di una maggioranza che sia tale per via del premio di maggioranza. Zanda chiede alla minoranza di non fare cone Ghino di Tacco, bandito di Radicofani caro a Craxi. In realtà sbaglia citazione: Ghino è semmai Renzi che prova a catturare, con il laccio Verdini, i “dissidenti” Pd per metterli a dieta di “fave e acqua” e farla dunque dimagrire, come fece Ghino col grasso abate di Cluny.
Scherzi a parte. Bersani si chiede se siamo su “scherzi a parte”. Sì, sembra proprio di sì, ma è la logica del Partito della Nazione che tracima nel grottesco: avvertimenti a Marino e Crocetta, legge bavaglio con NCD, ricatto alla moda della P3 e di Verdini. La stessa logica che induce il governo a rinviare in materia di diritti. Nonostante il monito di Strasburgo. Leggete l’analisi, ben motivata, di Michele Ainis sul Corriere.
Erdogan cambia linea. Bombarda postazioni del califfato in Siria, arresta islamisti in Turchia. Poi ne aprofitta, certo, per colpire postazioni curde in Irak e arrestare militanti del PKK in Turchia. Ma l’uomo forte (ora meno forte) di Ankara ha subito preso atto dell’accordo con l’Iran: fine dei giochi con l’Isis, accordo di ferro con l’Arabia Saudita, fronte unico dei sunniti, ombrello americano per poter contare nella regione.
5mila euro o 2.500. È la differenza di prezzo per i fuochi d’artificio di una festa patronale, se fatti in sicurezza oppure no. 7 morti, cinque in fin di vita, tanti feriti e ustionati a Modugno, sono il danno collaterale (l’ultimo) per i margini di profitto.