Ci vorrebbe un Trump italiano. Meglio un Erdogan de noantri. Altan coglie ancora nel segno: la scia di morti, provocata dal terrorismo islamico o dall’americanizzazione della violenza, mette a nudo la gracilità del nostro mondo e suggerisce che un equilibrio si stia rompendo. Il ceto medio diventa pessimista, in ragione dell’insicurezza, della debole crescita e della stagnazione. Cresce la contestazione di chi sta in alto, della “casta”, dell’1% che decide mentre il 99% subisce. Le conquiste civili, i diritti, le libertà cominciano ad apparire un lusso. Aumenta la domanda di protezione e la disponibilità a pagare un prezzo per ottenerla.
Ultime dalla Germania. Ieri sera un profugo siriano si è fatto esplodere a 60 chilometri da Norimberga durante un concerto all’aperto, ma per fortuna prima che superasse i controlli. È morto e ha ferito 12 persone, 3 in gravi condizioni. Il ministro dell’interno della Baviera ha subito parlato di “terrorismo islamico” e forse si prepara a contestare il governo centrale che a quel siriano avrebbe negato l’asilo ma senza accompagnarlo ai confini. Intanto a Monaco è stato arrestato un ragazzo di 16 anni che sarebbe stato complice dei progetti omicidi di Ali Sonboly. Il corriere ci fa il titolone: “Il killer aveva un complice”. Sotto un altro omicidio: una donna incinta ammazzata a colpi di machete da un altro rifugiato siriano. Auguri alla Merkel.
In coda per la Francia. La Stampa mostra una fila di auto lunga 15 chilometri. Migliaia di famiglie inglesi prese in ostaggio per tutta la notte mentre muovevano verso gli imbarchi di Dover. Pare che i francesi si siano messi a fare controlli pedanti – per giusta precauzione anti terrorismo o per ritorsione dopo la Brexit? Fate voi – e questo sarebbe bastato per mandare in tilt la circolazione e per trasformare in incubo la fuga verso il mare e le vacanze.
Nizza contro Parigi. L’eroina si chiama Sandra Bertin. Stava davanti alle telecamere la notte del 14 luglio e ha visto in diretta il camion mettere sotto tutte quelle persone. In una intervista al Journal du dimanche ha sostenuto che dal ministero le avevano chiesto di specificare dove fosse quella notte la polizia nazionale, ma Sandra sulla Promenade aveva visto solo poliziotti della città di Nizza e si sarebbe rifiutata di mentire. Sandra accenna anche a una strana richiesta che le sarebbe stata fatta di cancellare le registrazioni video. Per il ministro dell’interno Cazeneuve, che l’ha querelata, sarebbe una bugiarda mitomane.
Sorpresa Hillary contro Trump c’è Bloomberg. Titolo ottimista di repubblica in edicola: Bloomberg è un miliardario, più volte sindaco conservatore di New York. Secondo colpo al centro, dunque, dopo la scelta di Hillary come vice di Tim Kaine, moderato senatore della Virginia. Federico Rampini spiega, però, che la vera posta della Convention che si apre oggi a Philadelphia è “riconquistare i fan di Sanders”. Le mail pubblicate da Wikileaks e che dimostrano quante schifezze l’apparato di partito abbia fatto per far vincere la Clinton e danneggiare Sanders, certo non aiutano. E hanno già portato alle dimissioni di Debbie Wasserman Schultz, che era a capo della Commissione nazionale democratica ed era stata duramente contestata dai seguaci di Bernie.
A novembre vincerà Trump, predice invece Michael Moore, articolo tradotto e pubblicato da Huffington post italia. Perché è contro NAFTA e TTIP, accordi di libero scambio voluti dalla multinazionali ma dai quali la classe media americana si sente danneggiata. Perché è andato in Michigan e ha minacciato la Ford, se avesse chiuso una fabbrica in quello stato per delocalizzare in Messico, di imporre una sovrattassa del 35% su ogni vettura fabbricata laggiù e venduta negli Stati Uniti. Ma soprattutto perché
Il nostro problema principale non è Trump, è Hillary. “È incredibilmente impopolare: quasi il 70% degli elettori pensa che sia disonesta e inaffidabile. Rappresentante della vecchia politica, che non crede a niente se non alle cose utili a farsi eleggere. Ecco perché il momento prima si oppone al matrimonio gay e quello dopo ne celebra uno. Tra i suoi principali detrattori ci sono le giovani donne: questo deve far male considerando i sacrifici e le battaglie che Hillary, e altre donne della sua generazione, hanno supportato per far sì che le esponenti di questa nuova generazione non fossero più costrette a sentire le Barbara Bush del mondo dire loro di chiudere il becco e andare a sfornare biscotti. Ma i ragazzi non la amano, e non passa giorno senza che un millennial non mi dica che non voterà per lei. Nessun democratico, e di certo nessun indipendente, si sveglierà l’8 Novembre e vorrà precipitarsi a votare per Hillary, come invece hanno fatto il giorno dell’elezione di Obama o quando Bernie ha corso per le primarie. Quando il sostenitore medio di Bernie si recherà alle urne quel giorno per votare, seppur con riluttanza, per Hillary, esprimerà il cosiddetto “voto depresso”: significa che l’elettore non porta con sé a votare altre 5 persone. Non svolge attività di volontariato nel mese precedente alle elezioni. Non parla in toni entusiastici quando gli/le chiedono perché voterà per Hillary. Un elettore depresso. Perché, quando sei giovane, la tua tolleranza verso gli ipocriti e le stronzate è pari a zero”.