Il vero nemico da battere è il pessimismo, scrive Matteo Renzi nella eNews numero 429. Nella quale si mostra accanto a Merkel e Obama, in mezzo a un gruppo di operai sorridenti della Terna e si attribuisce il merito del ritorno di Girone. Che volete di più? “Il 2 giugno? Un’Italia migliore”, fa eco sul Corriere della Sera, il Presidente Mattarella. “Festa del 2 giugno senza opposizione”, osserva la Stampa a proposito della festa di ieri al Quirinale, con Boschi e Giannini, la #buonariforma e la #buonascuola, a fare da star. “250 per il Sì”, esulta Repubblica, e fra costoro nientemeno che Federico Moccia e Susanna Tamaro. Però si arrende pure Benigni: in nome della bellezza italiana – dice oggi a Ezio Mauro – voterò Sì al referendum. Poi ancora il premier a Napoli, con Valente e contro De Magistris, sempre lui che intervista Giachetti e ringrazia Bersani che lo voterà. 70 anni dopo, sembra proprio che la Repubblica sia di Matteo Renzi.
Poi certo ci sono i dubbi, restano i gufi. “Piazze vuote senza comizi”, scrive a pagina 9 il Corriere della Sera a proposito di amministrative. E si chiude quanti domenica andranno a votare. Paolo Conti narra “il grande assedio dei partiti (io direi soprattutto partiti di governo) che non vogliono perdere la Rai”. Certo, le banche temono e la borsa va giù, come ammette il Sole24Ore. Ma la voglia di arruolarsi nelle fila del rignanese trionfante sembra incontenibile tra gli addetti ai lavori: giornalisti, professori universitari, politici, imprenditori. Insomma l’intera classe dirigente, l’Italia dell’alto, quella che ha voce, che va alle feste, che si frequenta e che si celebra è tutta con lui. Racconto unico, operazione d’immagine riuscita.
Miracolo italiano, sveglia francese. François Hollande è al 14% nei sondaggi, Nicolas Sarkozy al 21 e Marine Le Pen, prima, al 28%. Questo scrive oggi Le Monde. La gauche di governo, la gauche della Terza Via, di Blair e di Renzi, non supererebbe in Francia il primo turno. E la figlia del legionario fascista e razzista Jean Marie Le Pen rischia di essere votata presidente nel 2017. A meno che i Repubblicani non preferiscano Alain Juppé a Sarko. Già oggi il settantunenne sindaco di Bordeaux, liberista ma politicamente dignitoso, è in testa ai sondaggi con il 35% degli attestati di stima e vincerebbe nel ballottaggio contro qualsivoglia avversario. Vi segnalo infine che Mélanchon, candidato possibile delle sinistre non socialiste alle presidenziali, è quotato intorno al 12%, appena due punti meno di Hollande.
Falluja, Mosul, Raqqa, città dell’Iraq e della Siria “amministrate” dal Califfo, stanno per cadere. O almeno cadrebbero in poche ore se i nemici decidessero di attaccare. Da Falluja già si vedono i carri armati dell’esercito iracheno, appoggiati dall’aviazione americana. Per la verità le milizie (volontarie) sciite sono ancora più vicine al centro città, ma non entrano per non urtare la sensibilità a stelle e strisce e non attizzare nuove paure nelle popolazioni sunnite che ancora, nonostante tutto, abitano la città. Su Mosul dovrebbero invece marciare i Peshmerga curdi, addestrati anche da noi italiani. Quanto a Raqqa in Siria, la Turchia protesta per il sostegno americano alla milizia curda YPG, che Erdogan considera “una banda armata si terroristi”. Insomma i fanatici del Daesh possono fare strage di ragazzi innocenti e disarmati al Bataclan, ma sul campo la loro forza militare e politica fa ridere. Solo che “i buoni” i nostri alleati, restano divisi e incerti. Perché hanno nel loro campo il Cavallo di Troia di fiancheggiatori del terrorismo, come l’Arabia Saudita, che condivide la stessa visione oscurantista dell’Islam, come il sultano Erdogan che prepara per i Curdi la fine degli Armeni.