Europa: schiaffo dei liberali a Grillo, Stampa. Il Corriere parla di “colpo” e non di “schiaffo”, Repubblica preferisce la metafora delle “porte chiuse”. Persino Travaglio, sul Fatto, ammette la “figuraccia” rimediata dal capo carismatico del movimento, che ora se la prende con l’establishment. Volevamo lasciare Farage e abbracciare Verhofstadt – dice Grillo – per fregare l’establishment (non perché fossimo cambiati) ma “tutte le forze possibili si sono mosse contro di noi. L’establishment ha deciso di fermare l’ingresso del M5S nel terzo gruppo più grande del Parlamento Europeo”. Siamo stati fregati – ammette il Sacro Blog – ma “abbiamo fatto tremare il sistema come mai prima”. Che cosa ci fosse dietro questa partita di poker andata male, lo spiega alla Stampa Daniel Cohn-Bendit: “Il M5S aveva bisogno di normalizzarsi, di diventare più accettabile agli occhi degli italiani e dell’Europa…Verhofstadt voleva giocarsi la sua partita politica per conquistare la presidenza dell’europarlamento. E vi immaginate se, ironia della sorte, fosse riuscito a vincerla, battendo due italiani come Pittella e Tajani proprio grazie all’accordo con un movimento italiano? Sarebbe stato incredibile. E personalmente non mi sarebbe dispiaciuto”. Ma in tempi straordinari (e sono davvero straordinari quelli che viviamo) la politica come gioco mostra la corda: lo abbiamo visto con Renzi e il suo “all in” bocciato da 19 milioni di italiani, ora tocca Grillo che, di svolta in svolta, si ritrova al punto di partenza, cioè a metà del guado. Se Grillo vorrà portare l’innovazione del M5S al governo, dovrà spiegare ai suoi 40mila “iscritti certificati”, ai “portavoce” e agli elettori quale Italia il movimento intenda costruire e in che Europa sia disposto a co-abitare.
Disoccupazione: 11,9%. Giovanile: 39,4%. L’autogol grillino respinge la notizia nelle pagine interne. Tuttavia la Stampa ammette: “le misure del jobs act funzionano sempre meno”. Ieri la resa dei conti era toccata alla #buonascuola. Il Corriere aveva promosso in prima un dossier di Tuttoscuola che spiegava come 2milioni e mezzo di studenti abbiano cambiato docenti dall’inizio dell’anno. Non funziona, non funzionano le riforme di Renzi. Come era prevedibile ed era stato previsto. Federico Fubini aggiunge un tassello e suggerisce che una fase si sia chiusa. Gentiloni – scrive – ha avuto il coraggio che è mancato a Renzi, ha “nazionalizzato il Monte dei Paschi”. “Si poteva fare sei mesi fa”, si è fatto ora. Poi chiede al nuovo Presidente del Consiglio di riesumare “riforme liberali” insabbiate dal predecessore. Misure “per accelerare i recuperi degli immobili posti a garanzia dei prestiti”, misure che prevedano la “facoltà per le banche di prendere controllo dei mezzi di un’azienda insolvente senza per questo bloccarla o farla fallire”. Sono proposte che seguono la sortita del presidente dei banchieri, Patuelli, il quale ha chiesto che siano “resi pubblici i nomi dei debitori insolventi delle grandi banche salvate”. Insomma, i banchieri ora accusano i grandi debitori che avrebbero rovinato le banche, i giornalisti “liberisti” se la prendono con i lacci che impediscono alle banche di espropriare gli immobili, io spero che una commissione parlamentare d’inchiesta riesca a darci i nomi di banchieri felloni e creditori furbetti.
Società liquida? Bauman non lo diceva. “In tanti anni di dibattiti pubblici e privati – scrive Ezio Mauro su Repubblica – non l’ho mai sentito pronunciare la formula della “società liquida” alla quale deve la sua enorme notorietà e anche la sua banalizzazione”. Perché nell’idea di Zygmunt Bauman, pensatore ebreo-polacco, divenuto militante comunista, poi minacciato dal sistema sovietico, fuggito in Israele e scappato pure da lì, quello slogan, la “società liquida”, accompagnava una critica radicale del capitalismo contemporaneo. Di quel sistema che ha creduto di sostituire al lavoratore il consumatore, che ha infranto ogni patto, rotta la solidarietà, ridotto l’uomo a “scarto”, a un cittadino dimezzato che non riesce “a comprare” e dunque non si sente “parte della modernità”. “Bauman aveva visto per primo -scrive Mauro – la politica ridursi a evento, il leader a guru, con la popolarità che sostituisce la fama, la notorietà che prende il posto della stima e il cittadino ridotto al rango minimo di spettatore, che si illude di partecipare, ma può tutt’al più applaudire, fischiare, dare la sua rabbia in appalto o a noleggio a qualcuno, per qualche tempo”. Un’analisi – aggiungo – che non riguarda tanto i movimenti d’opposizione, detti “populisti”, ma la politica tutta, ridotta a tecnica di mercato. Però “società liquida” suonava bene, si vendeva bene. Così i responsabili dello scempio si sono appropriati della frase che li condannava, facendone un manifesto.
Buon 2017. Ho deciso di sostituire al Caffè una lettura dei giornali del mattino più scanzonata, meno assertiva, non scritta ma detta in video. E di accompagnarla (spero) nel tardo pomeriggio, con un post (più o meno breve) sulla questione del giorno o su quella su cui riterrò comunque di poter aggiungere qualcosa di utile e non scontato. Perché? Perché i giornali (in Italia e non solo) fanno sempre più fatica a interpretare il mondo che cambia. Perché dire quel (poco o tanto) che io penso, seguendo il canovaccio offerto da titoli e commenti, mi pare ogni giorno un esercizio più ambiguo, che si presta a fraintendimenti e a strumentalizzazioni, alle quali mi sento (vanamente) obbligato a rispondere. Perché la crisi del vecchio ordine è evidente e servono non solo analisi ma proposte. Naturalmente nessuno (io meno di tutti) ha la ricetta bella e pronta, ma vale comunque la pena di tentare ognuno secondo le sue capacità. Mi serve ancora un po’ di tempo. Per imparare a postare file audio e video, per prendere la mano con uno stile diverso da quello messo a punto in questi anni.