L’effetto auto scuote le borse, Corriere. Renault meno 10%, Fiat Chrysler meno 8%: Renault per via di perquisizioni alla ricerca di una truffa analoga a quella Volkswagen – gli impianti tarocchi non sono stati scoperti ma è confermato lo “sforamento” dai limiti imposti alle emissioni civili -, Fiat Chrysler perché un distributore americano la ha accusata di avergli fatto truccare i dati sulle vendite. L’auto è in crisi perché non ha più senso – né ci sono le condizioni per – puntare sul rilancio impetuoso di consumi individuali e inquinanti. In Russia già si vendono meno utilitarie perché costano troppo. Così l’industria dell’auto svaluta i salari, punta sul marketing, addomestica i dati sull’inquinamento. Finché dura. Se penso che l’italica “ripresina” è stata trainata proprio dalle sostituzioni delle vecchie auto di famiglia – dopo anni nei quali non ci si azzardava a cambiarle – mi vengono i brividi. Da gufo, saggio.
Pd, scontro finale sulle unioni civili, Repubblica. Tranne taluni retroscenisti di fiducia – la Meli gli è più fedele di una Boschi – quasi nessuno sembra più tollerare la furbizia del premier, che rinvia il voto sulle unioni civili a dopo l’appuntamento del family day e prova a lavarsene le mani invocando – ma solo questa volta – la libertà dei senatori di votare come gli pare. “Abbiamo libertà di coscienza – si chiede Altan – Senza nemmeno un aiutino?” Il direttore del Corriere prende carta e penna per far notare come “il diritto di adottare il figlio biologico del partner esista nella legislazione per le coppie eterosessuali, sarebbe molto complicato negarlo alle altre coppie”. E forse incostituzionale. “I diritti individuali e collettivi – scrive Luciano Fontana – non dovrebbero mai essere merce di scambio politico. Invece tutto sembra risolversi in un confronto affidato alla logica dello scontro interno al Pd e a Forza Italia, alla battaglia tra centrodestra e centrosinistra”. É il mercato della politica secondo Matteo Renzi: un suk senza idee né valori, dove spuntare il miglior prezzo.
Berlino vuole una mini Schengen, senza Italia né Grecia, colpevoli di aver fatto filtrare i migranti. É il titolo forte della Stampa che, con un fondo di Giovanni Orsina, prova a spiegare perché Renzi usi “i muscoli contro la UE”. “A partire dal 2013 – scrive il giornale – lo spazio pubblico italiano non è più strutturato soltanto dall’asse destra/sinistra, ma anche da quello establishment/antipolitica.” Renzi reagisce “tagliando le tasse a destra, sostenendo le unioni civili a sinistra. Facendo il Jobs Act a destra, regalando gli ottanta euro a sinistra. Da gestore professionista del potere politico sul versante del «sistema» e da Gian Burrasca su quello dell’antipolitica. Da segretario d’un Pd europeista e da aspro critico di Bruxelles. Dal suo punto di vista, si tratta di un’operazione del tutto razionale. Dal punto di vista del sistema politico italiano, invece, non si può che continuare a gridare: cercasi opposizione disperatamente”. Cosa aggiungere? La furbizia è un boomerang che torna in faccia.
In prima linea. Chi legge questo caffè mattutino, sa con quanta apprensione segua le vicende turche – a proposito, Erdogan vuol fare incriminare per propaganda terroristica a favore del PKK 1.128 accademici e oltre 5mila intellettuali che hanno firmato un appello per la pace e a sostegno dei curdi – e in generale quanto il caffè si occupi dello scontro nelle terre dell’Islam, dalla guerra in Siria, in Iraq e nello Yemen agli attentati di ieri a Giacarta. Capisco che a molti tutto ciò appaia lontano. L’immigrazione crea ansia, gli attentati fanno paura ma la guerra tra Arabia e Iran, fino a quando fa crollare il pezzo del petrolio..Ma la Libia è vicina. Nei mesi scorsi Pinotti & C hanno parlato più volte – sui giornali, non in Parlamento – di una missione a guida italiana come se si trattasse di una scampagnata, di una opportunità da non perdere. Ieri sono stati sequestrati dal gruppo “stato islamico” 150 libici vicino a un pozzo di petrolio. Ieri Al Qaeda per il maghreb ha dichiarato guerra alla “missione militare”, richiesta da un governo fantoccio – dicono loro – e affidata ai “colonialisti italiani” che uccisero Al Mukhtar, l’eroe nazionale della Libia. Se esistessero, le opposizioni presenterebbe una richiesta comune e urgente al governo: venga a spiegare in Parlamento quali intenzioni abbia sulla Libia. Nel dettaglio. E se ne discuta davanti al paese. Perché non si gioca con la guerra.