Deseamos y esperamos. Speriamo e aspettiamo. I titoli di prima pagina sembrano oggi improntati da questa nobile intenzione. “Meno tasse per chi assume giovani”, la Stampa. Non c’è dubbio, una buona cosa! Che cancella lo sproposito degli incentivi indiscriminati concessi in passato dal governo e che permettevano anche ad aziende decotte di far cassa, lasciando i giovani in cerca di lavoro con un palmo di naso. “Manovra, stretta sulla sanità. Assunti medici e prof precari”, la Repubblica. Finalmente le assunzioni! Era tempo che si decidesse di coprire i posti di ruolo dando sicurezze ai precari. E pazienza per i tagli. Tanto si sa quanti sprechi si nascondano nella spesa sanitaria. “Pensioni, le regole per l’anticipo”, Corriere. Le regole, certo! Meno male. Qualche problema sorge, tuttavia, leggendo gli articoli che dovrebbero inverare i titoli. Si scopre, per esempio, che il governo si era impegnato a “coprire” il costo dell’anticipo pensionistico per gli addetti ai lavori usuranti che avessero 20 anni di contributi, ora gli anni necessari diventano 30 per i pensionati, 35 per gli attivi. “Su pensioni e uscite la Cgil dice no”, ci fa sapere il Corriere a pagina 2. “Le cifre (della manovra) ballano fino all’ultimo – avverte Repubblica a pagina 2 – e, per far quadrare i conti, si prevede dopo quella dello scorso anno una ulteriore riduzione, o mancato incremento, dello stanziamento per il Fondo sanitario nazionale per un miliardo”.
Tante briciole un po’ per tutti. Scrive Marco Ruffolo per Repubblica: “Alla fine fine si è voluto accontentare un po’ tutti. In cima alla lista dei beneficiati della manovra 2017 ci sono le imprese, ma subito dopo arrivano i pensionati poveri e i lavoratori precoci, i dipendenti pubblici e i precari da stabilizzare, gli infermieri e i poliziotti da assumere, le mamme con bimbi piccoli e le mamme in gravidanza”. “Nel complesso – aggiunge Ruffolo -, si farà una manovra in disavanzo per dieci-undici miliardi. E il resto delle coperture? Malgrado il richiamo di Bankitalia a privilegiare i tagli di spesa, il grosso verrà dalle nuove entrate: recupero evasione e rientro-bis dei capitali”. Deseamos y esperamos. La riforma costituzionale dovrebbe consentire allo stato centrale di tagliare le spese delle regioni, ma “i governatori – avverte la Stampa – sono già in rivolta”. Che importa? L’imperativo per Renzi è sfangare il 4 dicembre. E tutto fa brodo. Anche Bankitalia, che vede in crescita i numeri dell’occupazione, addirittura tornati al livello pre-crisi. Dario Di Vico va a vedere e scopre che l’istituto di via Nazionale conta 24,8 milioni di occupati, mentre “il dato che viene usato più di frequente è quello dell’indagine sulle forze di lavoro, il cui responso porta a 22,7 milioni”. E quel numero, 24,8 milioni, allora da dove spunta? Comprende anche il “lavoro irregolare soprattutto straniero”. E che, non lo vuoi contare? La prossima e-news avrà toni trionfanti.
Renzi da Barack per parlare delle riforme, la Stampa. E ti pareva! Intanto, prima di andare in America, Renzi ha inviato “140 soldati italiani in Lettonia” – belle divise in prima pagina – e ha ottenuto il plauso degli Stati Uniti. “Così Roma rafforza la Nato”. Viva, bene, bis. La Lettonia è meno distante da Mosca di quanto non fosse L’Avana da Washington, “il cortile di casa”, come avrebbe detto Kissinger. Putin dunque si infuria, considera quell’invio una violazione di domicilio: “State costruendo nuove divisioni in Europa – accusa – (fate) una politica distruttiva”. La settimana scorsa, a una mia interpellanza, la ministra della Difesa Pinotti aveva risposto, solenne, che l’Italia tiene molto all’amicizia con la Russia e si impegna a ridurre le tensioni con la Nato”. Si vede che Renzi non l’aveva informata. Intanto Wikileaks scopre che la Clinton non considera soltanto Mosca come un pericolo per la pace: “Circonderemo la Cina con difese missilistiche”, avrebbe detto Hillary durante una conferenza (a porte chiuse) organizzata da Goldman Sachs. Per concludere: sforiamo il deficit (e forse accumuliamo altri debiti) per far vincere i Sì il 4 dicembre. Mandiamo 140 soldati a due passi dalla frontiera russa per mettere di buon umore Obama e farne, se possibile, un altro sponsor per il Sì al referendum. Questo perché Renzi ha firmato la riforma, e solo se Renzi vincerà la sua sfida l’Italia sarà considerato un paese stabile, e se l’Italia apparirà stabile nonché affidabile, allora arriveranno gli investimenti dei fondi speculativi. E se i fondi investiranno, forse arriverà anche un profumo di ripresa. “Nostri soldati contro Putin: Renzi suicida l’Italia”, scrive il Giornale. Ma quello è il foglio di Paolo Berlusconi, lo legge Brunetta. Suvvia, vuoi metterti con Brunetta? Mi manca l’aria. A volte sembra già un regime.
300 días en funciones, titola El Pais. Sono passati 300 giorni esatti, poco meno di un anno, dal 20 dicembre 2015, quando gli spagnoli furono chiamati a votare. “La novità del multipartitismo disorientò partiti ed elettori, mettendo alla prova la resistenza delle istituzioni”. Da allora la Spagna è senza governo, se non per il disbrigo degli affari correnti. Eppure non è finita nel baratro. Lo spread – il differenziale di rendimento dei titoli del debito rispetto a quelli tedeschi – non è volato alle stelle, anzi è più basso che in Italia. “Il prodotto interno lordo è cresciuto a un tasso superiore al 3%, più del doppio della zona euro”, ammette El Pais. E allora? E se la sconfessione di Renzi, se la sua sconfitta al referendum invece che il problema per l’Italia, segnassero l’inizio di una soluzione del problema?