Tre indizi sono una prova? Talvolta, sì. Primo indizio: lunedì il nuovo centro destra diserta in massa l’aula di Palazzo Madama facendo saltare per 4 volte il numero legale e dunque la seduta. Il giorno dopo Luigi Zanda, capo gruppo Pd in Senato, ribalta l’indicazione di voto data in commissione e lascia libertà di voto sull’arresto di Azzolini, influente senatore del Nuovo Centro Destra.
Secondo indizio. Nello stesso giorno Denis Verdini presenta il suo gruppo: si chiamerà Ala, l’ala destra del governo Renzi, le truppe mercenarie che servono per ridurre i grilli in testa dei dissidenti Pd e far passare la riforma del Senato.
Terzo e decisivo. Proprio mentre il senato si accingeva a discutere (a ritmi da bersagliere) la “riforma” Renzi sulla Rai, ecco che Padoan chiede alla commissione parlamentare di vigilanza di eleggere subito il nuovo consiglio di amministrazione, ma con le vecchie regole, quella fissate dalla legge Gasparri. Vuol dire che maggioranza e opposizione hanno trovato l’intesa per spartirsi i posti.
Un, due, tre. l’accordo c’è. Da ora in poi il governo Renzi potremo più correttamente chiamarlo Renzi,Verdini,Azzolini. O Renzi, Verdini, Schifani, visto che pare sia stato Schifani a chiudere l’accordo. È cambiata la maggioranza? Il Presidente Mattarella chiamerà Renzi e lo manderà alle camere per un nuovo voto di fiducia? Improbabile. L’arrotino potrebbe sempre dire che le maggioranze sono variabili ma solo per le riforme. E poi, se qualcuno alla fine chiedesse di entrare nel Partito della Nazione che male ci sarebbe?
Il buffo è che le critiche a tanto trasformismo arrivano anche da renziani di ferro. Che non si capisce se si sono o ci fanno. Debora Serracchiani insorge contro il salvataggio di Azzolini: dovremmo chiedere scusa, dice. La Boschi non perde la battuta e dichiara di essere a favore del matrimonio per gli omosessuali. Altro che unioni civili! Ma come si fa – si chiede Maria Elena- in questa legislatura? Già, come si fa, con un governo imbastito sul sostegno di Alfano, Giovanardi e Schifani? Last but not least, Roma. I renziani chiamano Marino-Orfini la giunta che ha appena visto la luce, un Frankestein fabbricato dai “giovani turchi”: Noi che c’entriamo? Trasformismo e scaricabarile!
Ps In tutto cio, chi si impiglia nel proprio laccio e rischia di impiccarsi con le sue stesse mani, sono i 5 Stelle. Tacciano di tradimento chiunque si opponga ma non sulle loro posizioni, si esaltano davanti allo specchio del sacro blog, si comportano come se avessero dietro un popolo pronto all’assalto del Nazareno e di Palazzo Chigi. Così facendo si tagliano fuori dai giochi e concedono a Renzi quello di cui Renzi ha più bisogno: prendere tempo. Presto qualcuno gli porgerà il cappio. Provo a inventare: un “cittadino portavoce” nel CdA della Rai.