“Se fallisce l’euro fallisce anche l’Europa”. Si sapeva ma ora è stato detto, da Angela Merkel. Nel male e nel bene questa signora è la sola a guidare l’Europa, gli altri capi di governo fanno “Ola”, si comportano da cortigiani. “‘L’incognita grecia scuote l’Europa”, scrive il Corriere. Per Repubblica, “Atene affonda le borse”. Che “bruciano 287 miliardi. Milano perde il 5,17%”. Sale lo spread ma su questo Draghi riesce a contenere il danno: il differenziale fra titoli italiani e tedeschi si ferma, per ora, all’ 1,59%. Va peggio la Spagna, spread al 2,39 pe cento
L’appello di Juncker, votate sì. Visibilmente commosso, il Presidente della Commissione ha addossato a Tsipras la colpa della rottura, ha tirato fuori una proposta “più generosa” e mai presentata al tavolo della trattativa, ha chiesto ai Greci di bocciare il loro governo. Stampa: “Tsipras in TV: respingiamo i ricatti”. Sotto la folla per il No, ieri, in piazza Syntagma. “Non vogliono davvero farci uscre dall’euro, ha detto Tsipras, ma cercano di umiliarci e di cacciare il nostro governo. Poi rivolto ai concittadini: votate Ochi, No, e gli faremo cambiar linea.
Atene e la democrazia. Il governo greco aveva presentato a creditori ed Europa una proposta di tagli e rigore che andava oltre il mandato ricevuto, difficile da digerire per Syriza e tanti greci. All’Europa non è bastato e ha chiesto altre misure, e altre ancora. Di qui la scelta del referendum. Ora Merkel e Hollande, Rajoy e Renzi sperano che il referendum sconfessi Tsipras. Il quale ieri ha fatto intendere che non sarebbe lui a negoziare la resa con i creditori: probabilmente si dimetterebbe Dunque i Greci voteranno domenica anche per noi europei.
Europa e democrazia. Perché, come dice al Corriere Lucrezia Reichlin, l’Europa non ha “visto nel 2010 e poi nel 2012 che la Grecia non era solvibile e che si sarebbe dovuto ristrutturare il debito invece di rimandare il problema”? Perchè, come scrive Rusconi sulla Stampa, “la realtà è sfuggita di mano e c’è persino qualcuno che stigmatizza la decisione del governo greco di rivolgersi con un referendum al popolo degli elettori”? Semplice: perchè la democrazia in Europa è stata fondata su due assiomi indiscutibli. Che nulla si possa fare contro il volere dei mercati -cioè contro l’interesse di grandi investitori e grandi creditori rigorosamente anonimi. Che non si possa contraddire l’identità tra debito e colpa che la lingua tedesca ha ereditato dal tempo in cui i Germani sanavano con un pagamento in oro e preziosi la colpa per un abuso commesso o per un colpevole fatto di sangue. Per il resto siete liberi di votare come volete. Per il resto!
Renzi va alla guerra. Con un’intervista al Sole24Ore il premier prende partito. “I negoziati li ha interrotti Varoufakis..dare la colpa alla Germania è un comodo alibi che non corrisponde alla realtà..Noi abbiamo fatto la riforma delle pensioni: ma non è che abbiamo tolto le baby pensioni agli italiani per lasciarle ai greci eh! Noi abbiamo fatto la riforma del lavoro..se c’è il tana libera tutti sulle regole, che succede in Spagna (con Podemos) a ottobre? E in Francia tra un anno e mezzo?”. Renzi rivendica il merito di aver tolto “l’Italia dalla linea di fuoco”, “Abbiamo iniziato un percorso coraggioso di riforme strutturali, l’economia sta tornando alla crescita e l’ombrello della Bce ci mette al riparo”. E non intende farsi rovinare la festa -ma è davvero festa?- da Tsipras o Iglesias. Dunque a tutta birra. Anzi a tutta Merkel!
Dal sol dell’avvenire alla paura del peggio. Sembra questa la parabola del partito di Renzi come del partito di Hollande. Ma la paura è ingorda, divora e non si sazia. Poroshenko al Corriere: «Putin non rispetta i patti Chiediamo armi pesanti agli Usa”.