Atene,ultima offerta. È il titolo di Repubblica. Tsipras darà in pasto ai creditori uno stop ai prepensionamenti, ancora qualche tassa e la promessa di spender poco. In cambio la Grecia chiede prestiti (18 miliardi) e riduzione del debito per raddrizzare davvero la sua economia. Varoufakis, su Repubblica, dà le cifre: dal 2009 il deficit pubblico greco è diminuito del 20%, i salari del 37, i consumi interni del 33 e il numero dei dipendenti statali del 30%. Una cura così ammazza il malato. La Grecia puà combattere corruzione, evasione, inefficienza ma deve usare l’economia la spesa per rompere la tenaglia rigore recessione. Nell’euro o fuori. Cosa risponderanno Merkel e gli altri? “Senza intesa regaleremo la Grecia a Putin” avverte Marta Dassù sulla Stampa.
Socialismi nazionali. L’expo ha messo Hollande accanto a Renzi. Hanno detto: “sull’immigrazione “agiremo insieme”. E ilCorriere ci fa il titolo, ma Giannelli li disegna con le pistole nascoste dietro la schiena. Hollande non vuole le quote, foglia di fico dietro cui il nostro governo nascondeva le sue difficoltà di governo. Renzi vuol cambiare il trattato di Dublino (ognuno si cucchi i migranti suoi). L’altro non ne vuol sapere. In verità François e Matteo si intendono meglio con Frau Merkel (alla quale chiedono trattamenti di favore) che fra loro due.
Il vaffa di Marino. “La destra torni nelle fogne” ha detto il sindaco di Roma tra gli applausi della festa dell’Unità. Poi, citando Blade Ranner. “ho visto cose che voi umani non immaginate”. Vuol restare al suo posto e non poteva essere più netto il suo no alla Boschi che a Sky,poche ore prima, “l’aveva sfidiciato”. Francamente non capisco come possa resistere un sindaco di Roma al sabotaggio dell’AMA e dei vigili della capitale, all’inefficienza dell’amministrazione e all’ostilità dei gruppi di potere. Specie ora che Matteo e Maria Elena lo hanno così platealmente scaricato. Ma forse mi sbaglio. Forse la crisi è marcita a tal punto che la ragione non vale più e tutto diventa possibile.
“Noi, lega e quel che verrà”. Mentre Salvini presentava a Pontida la ruspa anti Renzi, Berlusconi diceva al Giornale: “Nessun Nazareno bis, Renzi è uno statalista illiberale. Chi vota col governo è fuori dal partito. Serve un contenitore nuovo di centrodestra, con Forza Italia, Carroccio e altri movimenti”. Evidentemente il fu Caimano crede di poter addomesticare Salvini come a suo tempo fece con con Bossi. Pensa di aver tempo perchè “Nessuno in questo Parlamento vuole andare a casa prima del 2018, perché sa che difficilmente tornerà in Parlamento la prossima volta”. E offre al premier i suoi voti per migliorare la legge elettorale e la riforma costituzionale. In nome del comune interesse, di Berlusconi e di Renzi, a ridurre il rischio di un M5S al ballottaggio e di una Lega che corra da sola alle elezioni politiche.
Immigrati e lavoro. “Le sfide del Papa”, titola la Stampa. Questo Papa “unica voce diversa nel mondo”, secondo Calabresi. Penso invece che Francesco parli come milioni e milioni di donne e di uomini nel mondo. Siamo solo noi americani ed europei che non sappiamo ascoltare quelle voci, soffocati dal pensiero unico e dall’illusione di poter salvare il privilegio. “No all’idolatria del denaro, no alla corruzione, no alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti. Solo unendo le forze, possiamo dire no all’iniquità che genera violenza. Non si può aspettare solo la ripresa, il lavoro è fondamentale, lo dichiara fin dall’inizio la Costituzione italiana”. Serve “un modello economico che non sia organizzato in funzione del capitale e della produzione ma piuttosto in funzione del bene comune”. Parla a tanti e come tanti, il Papa, e quando invita i giovani all’amore casto, non accenna più al peccato o alla morale, ma al dovere di non usare l’altro come strumento.