Il testo che segue è di Matteo Renzi. Quel che ha detto poco fa in difesa della sostituzione di Bersani, Cuperlo, Bindi, D’Attore e altri sei, e contro dopo la scelta delle opposizioni, tutte, da M5S a Forza Italia, da SEL alla Lega, di abbandonare per protesta la Commissione.
“Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il Pd ne ha discusso durante le primarie, in assemblea nazionale, in direzione, ai gruppi parlamentari, ovunque. La proposta – che è stata sempre votata a stragrande maggioranza – è stata approvata anche dal resto della maggioranza e dai senatori di Forza Italia. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo. Ma no, noi non siamo così. È tempo di decidere, dunque. Perché ci hanno insegnato che quando si vota all’interno di una comunità si rispettano le decisioni prese assieme. Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze.”
Qualche rapida osservazione:
1) Matteo Renzi aveva sostenuto più volte che le leggi costituzionali ed elettorali -quelle che riguardano le regole del gioco- si sarebbero dovute approvare con un consenso più ampio della maggioranza di governo. Ora rivendica invece il diritto di imporre l’Italicum senza neppure la maggioranza di governo, visto che sia Scelta Civica che Bersani, Cuperlo, Civati e tanti altri sono in dissenso. A Renzi ora basta minoranza che ha i numeri (appena) necessari grazie al premio (incostituzionale) donato dal Porcellum.
2) È chiara l’intenzione di non consentire alla Camera dei Deputati di esaminare ed emendare la legge. Il governo chiede che la Camera la adotti nel testo identico licenziato dal Senato. Perché? Perché quella approvazione fu il risultato di un irripetibile colpo di mano. Contro il Senato, indotto all’alba, dopo una notte insonne, a togliere la legge alla Commissione Affari Costituzionali, per portarla in aula senza emendarla. Successivamente un emendamento onnicomprensivo, scritto da un tecnico del ministero e sottoscritto dal noto(?) senatore Esposito,)ribaltò completamente il testo precedente -che era stato votato dalla Camera- per darcene uno tutto nuovo, che prevede -lo ammette persino D’Alimonte- l’elezione diretta del Premier r un collegio nazionale. La legge non fu votata da almeno 20 senatori del Pd e fu approvato grazie al sì di Berlusconi. Un sì strappato, nell’imminenza dell’elezione del Presidente della Repubblica, in cambio -sostiene Berlusconi- di accordi che Renzi avrebbe in seguito disatteso. Vi pare questo un modo democratico e trasparente di cambiare le regole del gioco?
3)Renzi dice che si è tanto discusso nel Pd. È vero, ma con un segretario che continuava a fare il gioco delle tre carte: “avete ragione ma serve l’appoggio di Berlusconi. Avete ragione, ma i 5Stelle non dialogano”. Ora che le opposizioni sono tutte contrarie al progetto del governo, perché non il premier -segretario non prova a ripartire, almeno, da un confronto vero nel Pd? Perché Renzi sa che neppure nel Pd avrebbe la maggioranza, se non confondesse le acque usando l’arma del ricatto (o così o la “palude”, o Italicum o elezioni) ed evitando un confronto nel merito.
4) “Doppio turno, dice Renzi. È la nostra linea”. Sì, il Pd ha parlato a lungo di “doppio turno” ma si intendeva il doppio turno di collegio: I candidati di ciascun partito che si sottopongono al giudizio di un numero non troppo grande di elettori che li conoscono e possono giudicarli. Se nessuno dei candidati ottiene da solo la maggioranza nel collegio, ecco che si va al doppio turno. Un tale sistema darebbe (ragionevolmente) un forte vantaggio al partito più votato e gli consentirebbe di governare. Ma al tempo stesso darebbe legittimità e autorevolezza ad ognuno dei deputati eletti. Non è questo l’Italicum: per i deputati si vota con il sistema proporzionale, Il doppio turno riguarda solo l’elezione del premier: che verrà scelto in una specie di giudizio di Dio, “Renzi o Grillo”, Renzi o Salvini”, “politica o anti politica”. Chi vince si prende il premio di maggioranza (130 deputati in più) e diventa dominus incontrastato del governo e del Parlamento per 5 anni. Democrazia sì, ma plebiscitaria.
5) Questa legge è peggiore del Porcellum. Con il Porcellum il Duce (significa condottiero) doveva almeno comporre con gli alleati per formare la coalizione vincente e accaparrarsi il premio. Renzi non dovrà comporre con nessuno, se non con se stesso e con un Pd a sua immagine (il Partito di Renzi), dal quale sta espellendo (non scissione, espulsione strisciante!) sia l’ex segretario, Bersani, che il suo predecessore a Palazzo Chigi, Letta, che il fondatore, Prodi, e i suoi due sfidanti alle primarie, Civati e Cuperlo.
6) Poiché tutte le riforme poste in essere, dalla Rai, alla Scuola, alla Riforma della Pubblica amministrazione, a quella del Fisco consistono in ampie (molto ampie e incondizionate) deleghe al Governo, risulta chiara la volontà di sottrarre al Parlamento gran parte del potere legislativo. Siccome poi questo presidenzialismo, o premierato che dir si voglia, è surrettizio e non dichiarato -non ci si cura di modificare la Costituzione dove parla della forma del Governo- ecco che mancheranno i contrappesi. Il governo non potrà esercitare neppure funzioni di controllo. Alcuni dei poteri del Presidente della Repubblica (nomina del premier e dei ministri, potere di sciogliere le Camere) rimarranno un guscio di parole scritte in Costituzione ma senza più sostanza.