Ecco di seguito le critiche mosse da alcuni deputati del Pd che non hanno votato la legge sulla scuola e il loro appello ai senatori
(non è accettabile) La permanenza della chiamata diretta da parte del preside in una logica monocratica, la discriminazione che colpisce gli insegnanti abilitati di seconda fascia e tutti gli altri precari. Parliamo di docenti che hanno alle spalle anni di servizio, che hanno affrontato costi e sacrifici per conseguire l’abilitazione e che non hanno potuto fruire di alcuna finestra concorsuale. Dalla stabilizzazione restano esclusi anche 23mila insegnanti della materna. Inoltre, pure senza negare la libertà educativa delle famiglie, occorre che non vengano sottratte risorse alla centralità della scuola statale.
Ma è soprattutto su ciò che nella riforma manca che è necessario concentrare l’attenzione. E a mancare è un quadro d’insieme del riassetto del nostro sistema di istruzione. Se guardiamo a evasione, discriminazione di censo, analfabetismo di ritorno, la bussola di quel riassetto è fondamentalmente una: riagganciare la scuola ai valori della Costituzione.
In questo senso rimane un problema che non è solo di metodo. Se si accetta la premessa sulla funzione strategica dell’istruzione la conseguenza è che ogni investimento o modello di riforma deve coinvolgere e venire condivisa dai soggetti che quell’investimento o modello di riforma dovranno tradurre in pratica e realizzare. Se, invece, una riforma impatta una opposizione così massiccia alla politica e al governo si pone un’altra domanda: ed è se ha un senso immaginare di “piegare” la resistenza di insegnanti, studenti, lavoratori precari o se non sia una assoluta necessità proseguire il confronto con quel mondo anche al fine di tenere un filo e un legame con forze e culture decisive nella costruzione di un largo campo democratico. Ciò implica un riconoscimento dei ruoli della rappresentanza.
Sul complesso di questi temi – in parte di merito e in parte di respiro culturale e politico – siamo convinti, dopo il primo passaggio della legge alla Camera, che il contributo e l’impegno del Senato possano condurre a ulteriori e necessari cambiamenti del testo che vi consegniamo. E’ importante che della scuola si discuta. E non solo nelle sedi parlamentari o tra addetti ai lavori. Ma nel Paese. Senza temere la voce dal basso, di scuole, studenti, insegnanti. Senza temere, e anzi sapendo ascoltare, la voce della piazze. Cambiare la scuola si può e si deve. Ma la scuola si cambia con la scuola.
Agostini, Albanella, Albini, Argentin, Bersani, Bindi, Bossa, Bruno Bossio, Capodicasa, Carra, Cenni, Cimbro, Cuperlo, D’Attorre, De Maria, Epifani, Fabbri, Farina, Fassina, Folino, Fontanelli, Fossati, Galli Carlo, Giorgis, Gnecchi, Gregori, Iacono, Laforgia, Lattuca, Leva, Maestri, Malisani, Marzano, Miotto, Mognato, Murer,Pagani, Piccolo, Pollastrini, Sanna Giovanna, Speranza, Stumpo, Terrosi, Zampa, Zappulla, Zoggia