Corruzione. Repubblica: “Arrestate senatore NCD. Il Pd dirà sì”. Corriere: “Inchieste, tensione nel governo”. Il Fatto: “Così Buzzi ha finanziato la Leopolda e il Pd di Renzi”. Così in prima, nelle pagine interne il racconto di una deriva morale che si è ritenuto,a torto, di poter ignorare. Le intercettazioni ci regalano un senatore Azzolini, presidente della Commissione Bilancio, che dice alle suore con cui intrallazza: “comando io o vi piscio in bocca” -serve altro per cacciarlo?. Il retroscena, questa volta d’autore, di Francesco Merlo su Repubblica, racconta di un Marino sempre più assediato e che si lagna “Il mio nemico è stato il Pd di Roma” –Perché,allora, il sindaco non ha chiesto a Renzi di scioglierlo il Pd romani, per timore di essere destituito? Fino ai soldini di Buzzi -pochi- alle cene di Renzi e alla fondazione di Carrai
Vertigine. Scrive Massimo Franco: “Vedere il Pd all’attacco della Presidente per la questione della lista dei candidati impresentabili -è successo ieri sera in antimafia-, mentre il movimento 5 Stelle difende Rosy Bindi, che pure è del Pd, dà un senso di vertigine. Fa capire a che punto i contraccolpi elettorali delle Regionali condizionino l’azione del partito; e quanto, dietro la narrativa ufficiale della vittoria, rimanga un’inquietudine profonda”. L’editorialista del Corriere osserva che Renzi si porta dietro una “doppia zavorra, di Roma e di De Luca”, ma “non vuole e non può” sbarazzarsene. A rendere la situazione più esplosiva, “i provvedimenti giudiziari a due esponenti del nuovo centrodestra di Angelino Alfano (che) evocano l’immagine di un’intera maggioranza accerchiata”. E tentata di nascondere la spazzatura sotto il tappeto.
Forzatura o sconfitta. Sulla scuola, scrive Marcello Sorgi: “o Renzi rinuncia a punti qualificanti della riforma, o in Senato non avrà i numeri per farla passare. Ecco perché il premier sta valutando se rinviare tutto di un anno, comprese le assunzioni dei precari che alcuni dei suoi oppositori interni vorrebbero varare come stralcio”. Se così fosse, lo chiamereiricatto, e per toglierne di mezzo anche il sospetto, spero che la Commissione Cultura voti la proposta, mia e di Tocci, per procedere subito con le assunzioni. Più prudente, l’editorialista della Stampa chiede al premier: “Nuova forzatura per convincere i riottosi Pd ad approvare la legge? O prima, esplicita ammissione di sconfitta e di impossibilità di cambiare le cose, con un pezzo del suo partito che rema contro? Le conseguenze, in questo secondo caso, sarebbero devastanti. Nessun’altra riforma potrebbe superare i veti del Senato e la legislatura si avviterebbe su se stessa”.
Putin, Bergoglio e l’Expo. Il Papa, mai tenero con la super potenza americana, ha subito riportato Putin alla questione essenziale: la pace, pace vera in Ucraina, condizione perchè Mosca si riprenda il posto che le tocca nel mondo. Al contrario Renzi, invece aspettare ospite a Palazzo Chigi, ha preferito corrergli incontro all’Expo, per parlare di affari anzichè di politica, di sghei invece che della ferita tra Euro America e Russia. Ma Vladimir l’ha inchiodato, come risulta dal titolo del Sole24Ore: “Sanzioni e mini rublo costano 3 miliardi alle imprese italiane”. alla fine della fiera il “realismo” del nostro giovane premier ha finito con il dare un assist al a Putin, verosimilmente irritando l’amministrazione americano. Oltre che dare fiato, in Italia, al fronte pro Mosca, che potrebbe riunire Berlusconi, Salvini e persino Grillo.
Crisi dietro l’angolo. Che volete che vi dica? Molte condizioni sono riunite per far pensare a un’imminente crisi di governo. Renzi ha firmato troppe cambiali e non ne ha ancora onorata nessuna. Conta sulla ripresa, ma ad aprile la produzione industriale si è fermata mentre gli Italiani pagano a giugno nuove tasse e salate. Il Titanic vaga alla ricerca dell’iceberg. Però nessuno ha costruito un’alternativa, e Renzi ha avvelenato i pozzi. Così o il giacobino diventa doroteo o, di azzardo in azzardo, ci riporterà sull’orlo del burrone. Anche per colpa nostra.