Le roi s’amuse. Filippo Ceccarelli, Repubblica, racconta così la foto del “monarca” Renzi che gioca alla playstation con il “Gran Ciambellano del Nazareno” Orfini. Immagine diffusa – nota Ezio Mauro – “per trasmettere agli elettori un segnale di tranquillità da oratorio, che è inveceun segnale del nulla, senza significato e dunque inquietante come tutte le false sicurezze”. Poi il monarca, indossata la mimetica, è volato in Afganistan. Ai suoi prodi l’onrere di esporsi alle telecamere, con gli occhi mesti e le mascelle serrate! “È andata bene. Scontro nel PD”, Repubblica. “Renzi prepara la resa dei conti”, Stampa. “L’offensiva di Renzi”, Corriere.
Il riflesso istintivo è di difesa, scrive Massimo Franco. Intanto piange la Paita, “io consumata da una politica feroce”. Piange lady like, Moretti: “mi hanno presa di mira”. E il Gran Ciambellano, dopo aver stancamente ripetuto “è una vittoria”, prova persino a prendere aria dal monarca: “il Pd: non è il partito della nazione, ma il principale partito della sinistra europeo”. Come spesso gli accade, ha capito poco. Le vittorie di Rossi, di Emiliano, di De Luca confortano chi vuole il partito pigliatutto, che non rottama più ma ricicla. Come ad Agrigento, dove un tal Firetto, Udc, Pd, , prende il 60%. Piccoli sovrani intorno al sovrano di Palazzo Chigi.
Dati senza pietà. “Salvini supera Silvio e adesso a destra soffia il lega forzismo”, scrive Diamanti. L’istituto Cattaneo conferma: solo la Lega ha vinto, raddoppiando i voti rispetto alle politiche e avanzando del 50% sulle europe. Il PD perde due milioni sulle europee e uno sulle politiche di Bersani. M5S, meno un milione di suffraggi sulle europee e quasi 2 sulle politiche (ma si consola di essere in campo e non più solo per Grillo), Forza Italia perde quanto i 5 Stelle ma non si consola: oltre a Salvini ha vinto pure Fitto. La destra è divisa e probabilmente continuerà a dilaniarsi, i 5 Stelle devono ancora cercare il loro perché, Renzi più che ringhiare dovrebbe riflettere.
Storytelling? Nessun commentatore osa negare la battuta d’arresto del giovane premier.C’è però chi, come Gramellini, parla di “sconfitta più narrativa che politica”. Perché Renzi, spiega, ha ridotto “il governo e l’Italia a un gigantesco programma televisivo di cui si considera il presentatore unico…si sente Messi, ma per tenere l’Italia dovrà diventare Guardiola, uno scopritore e coordinatore di talenti”. Per Ricolfi (Sole) il problema più strutturale. Perchè è tornato il tema criminalità e immigrazione e perché “dall’economia la gente si aspetta più che riforme risultati”. Per Polito, “il riformismo dall’alto è un errore già visto. La ricerca spesso deliberata dello scontro con i corpi intermedi non ha dato stavolta i frutti sperati. Così si rischia di pagare il prezzo più alto proprio quando si ha più ragione, come sulla scuola”.
A scuola, dunque! La legge Giannini è la metafora del riformismo dall’alto, dello scontro deliberato con i corpi intermedi. Prima ha rotto il vaso di Pandora promettendo #labuonascuola, poi Giannini, Faraone, Puglisi hanno presentato una cosetta che vuol mettere tutti in riga. Tutti “puniti” non si sa per quale colpa, non si sa per quale scopo. In vista della battaglia del Senato, Tocci ha preparato, per noi Gufi che non amiamo gli slogan, una vera e propia strategia emendativa. Che prova ad ascoltare le ragioni dello sciopero generale, che intende unire gli insegnanti e non armarli gli uni contro gli altri, che cerca di mettere al centro la formazione e ritrovare il senso di un’istruzione pubblica. Renzi farebbe bene ad ascoltare. Se non vuole rinchiudersi nella House of Cards. Sempre più solo, in attesa del crollo. Inevitabile.