L’Italia in qualche scatto. Il primo, mostra John Elkan, nipote dell’avvocato Agnelli, mentre fotografa Renzi e un paio di operai sorridenti. Chissà se a realizzarlo non sia stato proprio l’uomo in maglione, onnipresente deus ex machina del renzismo trionfante. “Confindustria non mi manca”, così Marchionne ha dato ieri l’avviso di sfratto a Squinzi e Guidi, che parlavano da Expo con i sindacati in platea. “Il fatto è che io e Renzi non abbiamo paura” – dalla cronaca di Alberto Statera- “Bisogna essere cattivi e determinati. Io sono stato criticato e me ne sono fregato”. Poi “in America e in Germania c’è il sindacato unico, ma mi sembrano democrazie che funzionano perfettamente”. Renzi si è ritrovato appieno nelle sue parole: “non sono tagliato per certe assemblee” (della Confindustria), poi, rivolto agli operai: “È qui (con Marchionne) che si crea lavoro, non andando ai talk show del martedì (Landini), a fare proclami ideologici”. “Condivido questo rilievo autocritico”. Con humor, Maurizio Landini, intervistato da il manifesto, risponde al premier: “Sarebbe ora che la smettesse di andare in tv a fare annunci senza contradittorio e che si mettesse a fare politica inustriale, ché in Italia manca da 20 anni ed è all’origine dei milioni di licenziamenti e delle migliaia di chiusure di imprese”. Ora il segretario FIOM si vanta degli accordi che ha saputo strappare (Lamborghini) e delle trattative in cui si impegna (Whirlpool), si dice “assolutamente contento” delle mille assunzioni FCA a Melfi ma ricorda che Marchionne aveva promesso 20 miliardi per l’Italia e un milione e 400mila vetture prodotte, mentre “siamo solo a 700mila”. Poi spiega che la “coalizione sociale non ha il compito di riorganizzare la sinistra” ma di “riunire il mondo del lavoro”. Insomma, vuol fare sindacato e boccia persino lo schema destra- sinistra: “è un modo vecchio di ragionare. Sono arrivato a proporre la coalizione sociale proprio perché un partito che si dice di sinistra ha cancellato i diritti dei lavoratori come non aveva fatto la destra.” Il terzo scatto -Corriere pagina 11- immortala una Maria Elena Boschi, con gli occhi a fessura e i denti in mostra, accanto a un De Luca sornione sullo sfondo del Vesuvio. Il sindaco di Salerno se ne infischia della Cassazione: “non sarò sospeso”, ripete. Con lui, l’intero Partito della Nazione, nonostante una legge dello stato -sbagliata o meno che sia- dica il contrario, nonostante toccherebbe al premier e segretario del PD sospendere il governatore del PD, qualora fosse eletto governatore . Sulla Stampa, un altro scatto mostra Rosy Bindi sotto assedio: oggi alle 13 riunirà,finalmente, la Commisione Antimafia per comunicare la lista dei candidati impresentabili. Si aspetta fulmini e saette. La foto di Maria Teresa Meli. Sì, proprio lei, la retroscenista. Per corredare la sua velina renziana di oggi, “dei sondaggi non mi fido,una parte del PD e della CGIL gioca contro”, il Corriere ha scelto una foto perfetta: Bersani che sorride alla Paita con dietro una bandiera del PD. In Liguria la ditta sta con la candidata ufficiale, nonostante gli imbrogli, la cacciata di Cofferati e di Pastorino, e nonostante il titolo del Fatto Quotidiano: “Renzi & Paita, 140 milioni per l’ospedale elettorale”. A 48 ore dal decisivo voto in Liguria, via libera ai lavori per la nuova struttura di La Spezia affidata alla Pessina Costruzioni, titolare dell’80% delle quote de “l’Unità”. Il Giornale si vendica: “Porcate a gogò”.Ultimo selfie: I 5Stelle in lizza per le regionali si fotografano senza Grillo. Sperano così di attrarre i voti dei tanti che mal sopportano l’attuale politica di governo e di (finta) opposizione berlusconiana.