Caffè dalla Sicilia, una rassegna non in voce e video, senza le foto delle prime pagine. Perché scrivo in auto, al bar, dove capita per dare una mano, in questo ultimo scampolo di campagna, alla lista dei “Cento Passi”, guidata da Claudio Fava.
Berlusconi e Salvini (Meloni testimone impotente) hanno messo su un bel teatrino ieri sera a Catania. Trattoria del “Cavaliere” (ma guarda un po’!). Ospiti attesi alle 20,45. Ma Silvio si attarda, a colloquio con “200 giovani”. Forse teme che Matteo lo faccia attendere a favore di telecamere. Alla fine -sono già le 23,15- irrompe tra un fragore assordante di sirene e un piccolo esercito che lo scorta. Scuro in volto, saluta la Meloni e aspetta ancora dieci minuti prima che si manifesti Salvini. Il quale lo abbraccia e si già gusta già la battuta: “abbiamo parlato soprattutto del Milan”, dirà dopo il caffè.
Per chi non ama questo dedurre le prospettive della politica dai movimenti del corpo e da altri particolari di cronaca, ecco le dissonanze certificate dalle proposte, che per ora riguardano i siciliani! Berlusconi: (il punte di Messina?) “ve lo regaleremo con 2,3,4 miliardi l’anno di investimenti nell’isola. Poi i biglietti scontati per gli aerei verso il continente.” Salvini: “vuole fare il ponte sullo stretto? Prima penserei a sistemare le infrastrutture normali come strade e ferrovie!” Da Repubblica.
Di Maio chiama, Renzi risponde, Boschi si consola in Giappone. Avevano minacciato un confronto TV fra il precisino e la madonna pellegrina? Invece avremo martedì 7 novembre, non si sa ancora se dagli schermi de La 7 o da quelli Rai, un faccia a faccia Di Maio-Renzi. Proposto dal primo, che vuole contrapporre il governo del “futuro” (a 5 stelle,naturalmente) a quello del “passato”. Matteo accetta al volo, perché dopo il voto siciliano dovrà togliersi di dosso l’immagine del candidato premier “divisivo e perdente” che Franceschini &C gli cuciranno addosso. Dunque ben venga il duello rusticano tra la “politica” e il “populismo”. Maria Elena, dall’impero del sol levante dove è fuggita a parlare di pari opportunità, proprio mentre Matteo in America incontrava Obama, abbozza!
Bruno Vespa, sempre lui. Al Corriere le anticipazioni del prossimo libro, che nessuno leggerà ma di cui tutti sapranno già i particolari da giornali e TV. Ha intervistato Gentiloni. “Sono un medico chiamato a operare in una situazione di emergenza. – dice di sé il premier. E Matteo Renzi? “Penso che la sconfitta nel referendum abbia dato al profilo di Renzi un carattere divisivo che gradualmente sarà riparato”. Ma Calenda (e Padoan) sono meno ottimisti : non vogliono rinviare la data in cui dire agli italiani che devono mettersi il cuore in pace e che non andranno in pensione prima dei 67 anni. Un piano B non l’hanno né i ministri né il segretario. Ma Renzi propone di rinviare, questa e tutte le altre medicine amare, a dopo il voto di Marzo, gli altri invece non vogliono sputtanarsi con gli interlocutori francesi e tedeschi. Titolo in prima pagina del Corriere: “Pensioni, un errore il rinvio. Calenda: così il Pd mette a rischio i conti”.
Micari e Orlando fotografati in una chiesa di Palermo. Comizio dopo la messa. Con il parroco che si scusa e la Curia che si infuria. I democristiani, senza dubbio, avevano più stile. Il povero Micari, disperato perché teme di arrivare quarto, dopo Musumeci e Cancelleri e Fava, ad Agorà accusa la sinistra di non aver condiviso il “progetto”. Ma il suo progetto non era altro che la continuazione dell’era Crocetta.E in Sicilia si sente ovunque un venticello (sussurrato anche dalla mafia, che di sussurri se ne intende quanto di assassinii!) “il governo Crocetta? Peggio di quelli Cuffaro e Lombardo”. Fava promette una sinistra nuova. Gli crederanno? Di quella vecchia, che ha finito col rapinare l’isola quasi come la destra, i siciliani non ne vogliono sentir parlare.
Mi hanno raccontato di un viaggio in macchina da Messina a Palermo, partenza alle 9 in punto, arrivo alle 16,10. 7 ore e 10 minuti, neppure in bicicletta. Sull’auto,gli uomini che avrebbero dovuto portare all’ufficio preposto la lista “per Micari presidente” con candidato, a Messina, l’ex presidente Rosario Crocetta. I termini per la presentazione scadevano alle 16 ma, mannaggia, sono arrivati 10 minuti dopo, lista esclusa. Sì lo so, degli stereotipi sulla Sicilia, gattopardeschi o pirandelliani, non se ne può più. Ma come non pensare che l’ex sindaco antimafia, omosessuale dichiarato e un tempo persino comunista, una volta ottenuta da Renzi la promessa di un seggio nazionale, non abbia goduto per quel ritardo, che gli ha consentito di non mettere la faccia nella sconfitta di Micari? Dicono che l’autista sia stato premiato, con un buon “posto”, si capisce.