Hotel travolto, strage e accuse, così titola il Corriere. Innanzitutto i fatti: un hotel a 4 stelle, sulle pendici del Gran Sasso, a 1200 metri. All’interno 34 persone, tra ospiti e dipendenti. Tutti con le valigie in mano, pronti a partire il pomeriggio del 18, il giorno in cui anche a Roma abbiamo avvertito le famose scosse di terremoto. Ma costretti ad aspettare, la strada era bloccata dalla neve. Lo spazzaneve, promesso per le 15 non arriva, forse – dicono – arriverà alle 19. Alle 17,30 un cliente (di mestiere fa il cuoco) esce dall’albergo, sfida il gelo, per andare a prendere in macchina qualcosa che serve alla moglie. E vede la valanga che travolge ogni cosa, che spazza via i piani superiori dell’hotel. Si rifugia nell’auto, ha il telefono, chiama, avverte qualcuno a Roma, chiede soccorso. Ma ci sono troppe richieste: i soccorsi partono due ore dopo, alle 19,30. Poi, quando è già notte, restano bloccati nella neve. Solo alle 4 del mattino un gruppo di coraggiosi, lasciato il convoglio sulla strada, e percorsi a piedi, con gli sci e le pelli di foca, gli ultimi 8 chilometri riesce a raggiungere il luogo della sciagura e mette in salvo le due persone (il cuoco e un dipendente) che erano stati sorpresi dalla valanga all’esterno dell’hotel. È già giorno quando arriva il primo elicottero.
Le polemiche, che in questo paese diventano sempre pane per la politica. “Valanga di colpe”, titola il Giornale. “Allarme ignorato per ore. Spazzaneve fermi. Ritardi. Strade bloccate. “Elicotteri a terra, piano neve KO. 80mila persone ancora al buio”, titola il Fatto, che però sposta l’attenzione sul terremoto. Come per lasciare in pace le vittime della tragedia di Rigopiano e il dolore delle famiglie. Forse anche per rispondere all’appello di Mattarella, che ieri, subito dopo la strage, aveva chiesto: “grande unità alla comunità nazionale.
Incomprensibile e imponderabile. Repubblica e Stampa, rispondono usando tali attributi al richiamo del presidente della Repubblica. Per Luca D’Andrea, Repubblica, infatti, “la valanga è come il destino. Incomprensibile”…”come Moby Dick che Melville descrive nelle sue singole parti, le pinne, la coda, le fauci”, ma che resta “indescrivibile nel suo insieme”. Antonio Scurati sulla Stampa scrive di “imponderabile”, giocando sull’assenza di peso che tale parola suggerisce e il peso della valanga che ha sepolto trenta persone.
La catena degli errori. Invece Sergio Rizzo mette in fila per il Corriere tutto quello che non quadra: l’assenza degli spazzaneve, quello rischiesto dall’hotel che non è arrivato. E poi aggiunge che quell’hotel in quel posto, forse, non avrebbe dovuto esserci. Un tempo lassù, in una zona che viene considerata non particolarmente a rischio dal punto di vista idrogeologico, ma comunque in fondo a un canalone, c’era “un semplice casolare, una costruzione di campagna in una zona destinata a pascolo”. Nel 2008 “un paio di sindaci, due assessori, un consigliere e qualche imprenditore furono rinviati a giudizio per le licenze concesse proprio a quell’hotel. L’accusa: occupazione abusiva di suolo pubblico. Va detto che nel settembre del 2016, quando già incombeva la prescrizione, il processo si è chiuso, alla fine, con l’assoluzione degli imputati perché “il fatto non sussiste”. Ma col senno di poi…
Ultime notizie. Avrebbero individuato, a quasi due giorni, ancora qualche segno di vita sotto la valanga. Arrivano altri elicotteri, si proverà tutto quello che è umano provare. Bene, speriamo. Però, una considerazione. L’emergenza ha mostrato di essere in emergenza. Insomma di non funzionare. Non ha senso presumere di contenere il rischio terremoto, o pensare di proteggere le popolazioni che vivono sull’Appennino da nevicate improvvise e abbondanti, ricorrendo ogni volta a strumenti d’eccezione. Alla protezione civile, a questo o a quel commissario straordinario, alla solidarietà degli italiani, che per fortuna è grande. In montagna dovrebbero esserci sempre gli spazzaneve. Nei boschi, l’acqua raccolta per spegnere gli incendi. Le case, tutte le case, andrebbero monitorate tenendo conto del rischio sismico e di quello idrogeologico. Tutto ciò naturalmente costa, ma costa sempre meno alla comunità di questo arrancare ex post, generoso quanto si vuole, ma che talvolta fa la fortuna degli stessi affaristi senza scrupoli che avevano reso il nostro bel paese troppo fragile e indifeso. Proveremo a parlarne in Parlamento, proponendo qualcun misura. Chissà!