Terrorismo, fronte esterno. Lorenzo Cremonesi, inviato del Corriere della Sera, racconta la guerra a Sirte, dove si spara da muro a muro. Commenta il fischio dei proiettili con due miliziani di Misurata, città vicina e storicamente rivale di Sirte, chiede dei bombardamenti americani: “I loro raid avvengono soprattutto di notte. Di giorno mandano i droni in esplorazione, udiamo il ronzio. E con il buio arrivano gli attacchi. Colpi sempre molto precisi. Ma pochi. Troppo pochi. Sino ad ora hanno distrutto tre o quattro tank, un garage dove Isis riparava i mezzi, alcuni blindati e un paio di depositi. Purtroppo gli arsenali più importanti sono nascosti nei sotterranei. I missili intelligenti made in Usa non li possono individuare”. La battaglia, alla fine, si vince a terra. I miliziani vorrebbero essere armati e appoggiati da paesi più vicini degli USA. Dall’Italia, per esempio. In ogni caso a Sirte gli uomini del califfo sono sulla difensiva. Questo è un fatto. Non è così allegra la situazione ad Aleppo, in Siria. Dove Daesh respira, grazie all’offensiva dei “ribelli” anti Assad. Tra loro, assassini fanatici come i miliziani di Al Nusra e Ahrar al-Sham, appoggiati dall’Arabia Saudita e alleati di milizie (ormai scarse di uomini) che erano state addestrate dagli Stati Uniti. I russi cercano di impedire che le truppe dell’alleanza ribelle rompano l’accerchiamento (pare ci stiano riuscendo), sia bombardando Aleppo sia aprendo “corridoi umanitari”, cioè permettendo ai civili (e alle milizie che si arrendono) di uscire dalla città. Ne scrive La Stampa. Osservo da giorni come i giornali occidentali preferiscano, ora, parlare di Sirte. Si capisce, visto che ad Aleppo non è chiaro da che parte stiano gli occidentali, se contro Daesh o contro i nemici di Daesh. C’è tuttavia una buona notizia: i curdi hanno strappato al Califfo Manbij, città che apre la strada verso Raqqa: ne scrive il Corriere. Osservo che quasi certamente molti di questi curdi “vincitori” sono militanti del Pkk, la formazione di Öcalan considerata terrorista in Turchia ma invece alleata dell’esercito iracheno, il quale, a sua volta, diffida di altri curdi, quelli iracheni, ormai repubblica autonoma. Capite perché la guerra continua?
Terrorismo, il fronte interno. “Paura in Belgio: con i machete contro due poliziotte”, titola il Corriere. Il terrorista le ha ferite e poi è stato ucciso. Qui siamo oltre il terrorismo fai da te, di cui parla il numero di Left in edicola. Qui ormai abbiamo davanti individui isolati disagiati, catturati dal demone del suicidio, che cercano di portarsi qualcuno – non importa chi – nell’aldilà. Kamal Daoud, un giornalista algerino, spiega il fenomeno con il sogno del “paradiso islamico”, ultima speranza per diseredati, disadattati, frustrati perché non hanno i soldi degli occidentali né le donne levigate promesse dalla pubblicità. Detta così e ricordando come ci siano predicatori i quali davvero promettono le cento “houris, vergini belle, sottomesse e languide, che alimentano una forma allucinante di islamismo erotico a cui i jihadisti aspirano e che spinge gli altri uomini a fantasticare per sfuggire all’insoddisfazione sessuale nella vita quotidiana”, mentre alle donne gli stessi predicatori promettono “un marito per sempre” o la possibilità di “risposarsi nell’aldilà” ce n’è quanto basta per alimentare diffidenza e ostilità verso chiunque pratichi quella religione. Ma fa di peggio, un signore dell’UCOI, organizzazione islamica che ha rapporti con i fratelli musulmani, tale Roberto Piccardo, il quale ha sfidato il sindaco di Milano: “celebrate unioni civili tra persone dello stesso sesso, perché non accettate allora la nostra poligamia? Titolo in prima pagina sul Giornale. Basterebbe rispondergli: non impediremo a te, uomo Piccardo, di giacere con più mogli e di accudirle tutte, a condizioni però che tu riconosca lo stesso diritto alle tue mogli. Non vogliamo finire sottomessi, bene, rispondiamo a tono. Quanto a Daoud – un cui articolo per il New York Times è stato tradotto da Repubblica – di vero, dietro le sue parole, c’è il potenziale anti mondializzazione che l’islam radicale mostra di avere almeno da 50 anni. Non c’è che una risposta possibile: rendere meno disumana la mondializzazione capitalista.
A novembre vorrei cantare la Marsigliese, scrive Eugenio Scalfari. Bisogna leggere il lungo articolo tutto intero, per capire. Il fondatore di Repubblica prevede un accordo tra Renzi e Parisi (inviato speciale di Berlusconi). Ne uscirebbe una presenza “importante” dei “moderati”, nel governo che uscirà dal referendum e dall’Italicum. “E la democrazia? Non più parlamentare. Il controllo sarà esercitato soltanto dalla Magistratura, dalla Corte Costituzionale e, nell’ambito delle sue prerogative, dal Capo dello Stato. Il barone di Montesquieu che scrisse L’esprit des lois sarebbe soddisfatto della divisione dei poteri assicurata da questo tipo di situazione. Ovviamente non lo sarebbero affatto quei patrioti che votarono nel 1789 la nuova Carta costituzionale e inventarono la Marsigliese. A me quell’inno – dice Scalfari, che in questo condivido – piace moltissimo e lo canto ogni volta che mi si dà l’occasione. Speriamo di poterla cantare anche nei mesi e negli anni che ci attendono”.