Monte dei Paschi bocciato, Monte salvato. Com’è la storia? Difficile capirlo dai titoli. È “la banca meno solida in Europa”, dice la Stampa. “Male solo MPS”, Corriere. “Mps bocciata ma ok al piano per risanarla”, Repubblica. In sostanza lo stress test europeo ha detto che il Monte è a rischio fallimento, dunque non affidabile. Ma la banca di Siena ha risposto cedendo quasi 10 miliardi di crediti “in sofferenza”, dunque non esigibili, a meno di un terzo del valore. Per evitare guai maggiori, ha cancellato con un tratto di penna oltre sei miliardi dei suoi “attivi”. E si è impegnata a trovare altri 5 miliardi di capitali, mettendosi in mano a investitori privati, prevalentemente stranieri, e tagliando così il valore delle quote degli azionisti. Insomma il Monte ha accettato una medicina amara, una durissima dieta dimagrante, per non morire subito di diabete. Morirà lo stesso? Possibile, ma non subito. Direi che ha vinto l’Europa; e ha vinto Padoan che con l’Europa ha mediato. Per il momento. Però purtroppo la montagna di crediti “in sofferenza” è molto più vasta in Italia dei 10 miliardi di cui qui si parla. Lo è perché l’Italia ha conosciuto due crisi successive, non compensate (né prima, né dopo) da una crescita sostenuta, ha così “bruciato” 10 punti del PIL, scontato un gran numero di fallimenti, e lasciato sul campo decine di miliardi di debiti che nessuno può più restituire. Dunque, se si considerano non modificabili le attuali politiche economiche europee, la domanda è quando arriverà la ripresa?
State sereni, è già arrivata, dicono Renzi e la Repubblica, la quale titola: “Jobs act, 27mila posti di lavoro in più”. “Fatti non parole” – fa eco Renzi – “Da febbraio 2014 a oggi l’Istat certifica più di 599mila posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il Jobs Act”. In realtà, a leggere i dati dell’Istat, risultano in aumento i contratti a termine (contratti per l’estate, dunque stagionali?) e il numero dei lavoratori autonomi. I dipendenti sono diminuiti di 7mila unità. Miracoli del jobs act? Ci vuole un ottimismo a prova di bomba per dirlo. L’unica notizia “positiva” viene semmai dal dato che i nostri ottimisti di mestiere nascondono in tweet e titoli: la disoccupazione – dice Istat – è aumentata dello 0,1%, passando da un 11,5% a un 11,6. Tuttavia questo aumento dipende dalla diminuzione della quota di inattivi, ci sono più persone che cercano un lavoro e sperano di trovarlo: questo è un bene anche se fa aumentare il numero disoccupati ufficiali. E tra questi nuovi “attivi” si segnalano i giovani tra i 15 e i 24 anni. Repubblica giubila anche per il lieve aumento, lo 0,2%, dei prezzi al consumo (piccolo rimbalzo prima delle vacanze?). Anche se restiamo in deflazione: in un anno i prezzi sono diminuiti dello 0,1%. C’è poco da gioire, almeno così a me pare.
Silenzio nel campo di sterminio, poi la frase “dov’è Dio, la crudeltà non è finita ad Auschwitz”. Credo che il Papa abbia voluto ricordare che la responsabilità dell’orrore assoluto interpella il Dio di ogni religione e che il pericolo non è passato, non può considerarsi archiviato nella memoria della Shoah. Dunque, come osserva Roberto Toscano, Bergoglio chiede che non si dica più (come fu detto per le crociate) “deus vult”, Dio vuole la guerra. Davanti a ogni sorta di guerra (che è sempre guerra per il potere e la sopraffazione, in difesa degli interessi forti e dei gruppi di individui che li rappresentano), si dica ovunque “deus non vult”. Ed è vero, verissimo – anche questo il Papa ripete spesso – che l’imperialismo occidentale, giudaico cristiano, se vogliamo esplicitarne le radici culturali religiose, ha responsabilità immense nella genesi delle stragi che si stanno compiendo in medio oriente e che mettono a rischio la pace anche a casa nostra. C’è tuttavia un ma. Le colpe immense dell’imperialismo non possono essere usate come alibi per giustificare, in tutto e in parte, ideologie barbare e un terrorismo islamico ancora più barbaro. Ieri mi sono trovato in collegamento ad Agorà, una convertita all’Islam, di nome Olivetti, che giustificava: alla richiesta di condannare chi sgozza, rispondeva “condanno tutte le violenze, anche quelle dei bombardamenti contro gli ospedali e i bambini”. Figurarsi, anch’io le condanno, da sempre.
Ma tu, italiana convertita all’Islam, devi dire cosa hai scelto. Chi è il tuo Allah. Se egli condanna il settarismo wahhabita che considera gli Yazidi musulmani apostati, che considera gli sciiti apostati, che considera i curdi laici anch’essi apostati, perché toccati dall’islam se ne sarebbero allontanati, e tutte queste categorie di donne, di uomini, di bambini, in quanto apostati, meritevoli della morte. Una setta che considera oltraggio ad Allah ascoltare musica, o rivolgersi a una donna per fare un complimento garbato. Lo devi dire per te stessa, cara Olivetti, non per dimostrare qualcosa a noi che non crediamo nel tuo dio. Ma devi dirlo. E così pure le comunità musulmane, che ricevono denaro dall’Arabia Saudita, hanno il dovere di dire cosa pensano dell’ideologia che muove dal quel paese, di un potere che usa la religione (e il controllo dei luoghi sacri) per ricattare l’intero mondo musulmano. A mio modo di vedere, se state dalla parte dei predicatori pagati e indottrinati dai discendenti di Al Wahhab e Al Saud, oggi siete complici degli assassini, meritate il nostro disprezzo e siete, voi, i nemici peggiori dell’Islam. Ma – si può obiettare – anche Hollande (e in minimis Renzi) corrono dai sauditi. È vero. E noi denunciamo e rifiutiamo la loro pavida furbizia. Tuttavia chi viene a patti con il padrone dei serpenti velenosi, sperando che si tenga quei serpenti a casa sua, non è migliore di chi vive in quella casa, ne serve il padrone e volge la testa quando i serpenti mordono curdi, sciiti, yazidi, omosessuali, donne “infedeli”.