Sì, ho alzato la paletta, dice Vito Piccarreta e la sua immagine, con la paletta verde in mano, appare oggi su tutti i giornali. Una faccia da democristiano – si sarebbe detto un tempo – fiero della divisa, soddisfatto dei pellegrinaggi della moglie a Medjugorje, bonario. I treni erano in ritardo, ne è arrivato uno: paletta verde, e poco dopo un’altro, nella stessa direzione. Questo secondo, però, si sarebbe dovuto fermare perché intanto, da Corato si era mosso un treno per Andria, questo in orario. Il fonogramma è partito? Piccarretta non lo ha letto? Il “collega” a Corato non si è fatto problemi perché il suo, di treno, era arrivato all’ora giusta? 23 famiglie distrutte, troppe altre ferite, nella carne viva o nell’anima. Pare che costasse appena 4 milioni il congegno automatico che blocca i treni, se vanno uno contro l’altro. È obbligatorio sulle reti pubbliche, non su quelle private. Ma – si dice ora – quella ferrovia privata “era un fiore all’occhiello della Puglia”. Certo, ma senza l’obbligo di comprare e istallare quel dispositivo. La Puglia non è il sud abbandonato. È anche vero, ma in Puglia, come in tutta Italia, una cosa è l’alta velocità, un’altra sono i treni per pendolari. Il profitto conta, e il cliente che paga bene merita rispetto. Ma in un paese civile viaggiare in treno è un diritto. E uno stato, che prende le tasse, deve garantire diritti e pubblico servizio. Perciò il dolore si trasforma in rabbia. “Chi comanda – politici, capi delle ferrovie, imprenditori degli appalti – non prende il treno”. Se deve andare ad Andria o Corato, usa l’alta velocità, o prende l’aereo fin dove è possibile, poi lo aspetta una macchina con autista. È populismo, questo? È come dire: piove governo ladro? Probabile, ma non è del tutto falso.
È morto Binnu, Bernardo Provenzano, il corleonese “buono”. Nel 1958 era uno dei “viddani” di Luciano Liggio, che avevano alzato la testa e ammazzato il medico condotto Navarra, capo mafia crudele e vile di Corleone. Tuttavia Provenzano continuava a portare rispetto verso chi stava in alto. Per esempio – lo racconta La Licata sulla Stampa – continuava a dare del lei al compaesano Vito Ciancimino, sindaco e assessore a Palermo. Corda lunga e cappello in mano: l’importante sono gli affari. Nel 69 la “cupola” di Palermo chiese aiuto ai corleonesi per sbarazzarsi di Michele Cavataio, un mafioso troppo intraprendente che aveva messo le cosche una contro l’altra. Fu Binnu a spaccargli il cranio col calcio della pistola, che si era inceppata. “Spara come un dio ma ha un cervello di gallina”, sentenziò il boss Di Cristina. E Liggio scelse Riina come successore, che riteneva che la mafia dovesse smettere di portare pazienza e farsi ubbidire col sangue e il terrore dalle “eccellenze”, politici o magistrati. Provenzano accettò la leadership del compaesano, ma senza entusiasmo per i suoi modi troppo brutali, per la fila troppo lunga dei politici ammazzati e per lo “scrusciu”, dell’attentato di Capaci. Da quel momento ogni intermediario tra politica e mafia, ogni sbirru o carrubineri che voleva limitare il danno, si sarà messo a cercare Binnu, come chiave per far ragionare la mafia. Non so che cosa Provenzano abbia in realtà dato in questa trattativa, certo qualche cosa ha ottenuto; se viveva da latitante, tra Mondello e Monreale, non come un ricercato speciale, ma come un normale travet dello Stato-Mafia. È morto, silenzio tombale.
Downing Street ha un nuovo inquilino. Si chiama Theresa May: dopo l’inchino alla regina ha detto che farà “un governo contro i privilegi”. Non le crede Ken Loach: “vedrete, dice a Repubblica, abbasserà le tasse alle Corporation per compensarle dei vantaggi che hanno perso a causa della Brexit”. Voi, se volete, credetele pure ma a come potreste credere, qui da noi, alla “destra sociale” o alla Meloni. Come si può credere a un Trump che grida contro Wall Street. La vera cifra del governo May sta nella nomina a ministro degli esteri di Boris Johnson, lo stesso che aveva invitato gli inglesi a votare Leave per non trovarsi un domani sotto il tallone di un’Europa “nazional socialista” perché a guida tedesca. Dal punto di vista geo strategico la cosa è piuttosto semplice, Finanza e multinazionali, dopo aver svuotato l’autorità degli stati nazione, promosso il neo liberismo, gonfiato l’anti politica, ora vorrebbero al governo una sinistra globalista e perbenismo, alla Valls, alla Renzi o alla Clinton. Purtroppo questa sinistra sa ormai di casta, è interconnessa all’establishment, non incanta le periferie dove vivono in maggioranza gli elettori. Così il vuoto viene coperto dalle destre nazionaliste, le quali cercano un compromesso tra interesse del capitale e protezione del popolo di casa. Destre che guardano in cagnesco i migranti, il sud del mondo, il capitalismo cinese, ma anche il vicino e concorrente. Inghilterra e Francia contro Germania. Come nel secolo breve, che fu tale perché accorciato da due guerre mondiali ed europee.