Di che vi parlo oggi? Della vittoria ai rigori e, grazie a un palo, del Real Madrid in Champions o della risurrezione di Nibali, che sembra scritta da uno sceneggiatore? Della morte a 92 anni di un attore di teatro o di un premier che promette il ponte sullo stretto di Messina e dice “io lavoro, gli altri parlano”? Il ceto medio certo, la sinistra di governo anche, forse l’Italia intera, si sente in un cul de sac, lungo una strada senza uscita; perciò ha bisogno di distrarsi. Succede ogni tanto nella storia. Dopo l’attentato a Togliatti, nel 1948, gli italiani si infiammarono per le vittorie di Bartali al tour de France. E il Maggio francese, che stava sfociando in una guerra civile, si spense nel lungo week end della Pentecoste. Approvvigionate le pompe di benzina, tutti in coda, da Parigi verso la provincia e il mare. Quanto alle grandi opere, destinate a stupire il mondo e celebrare la grandeur dei potenti, ci avevano pensato i Faraoni prima di Berlusconi e di Renzi. Infine, ricordo da ragazzo un altro Real Madrid, quello di Di Stefano e Puskas, che era l’oppio del popolo ispanico, consentiva, a chi non voleva vedere, di distogliere lo sguardo dal tramonto odioso e gaglioffo della dittatura franchista. Oggi, però, più che dei popoli mi sembra un oppio delle redazioni, un modo di svoltare la serata, di sbattere in prima pagina, l’indomani, un titolo che non disturbi parlando delle promesse che evaporano, che non torni sullo scontro referendario che ha stancato, mentre la crisi che è sempre là, e manca un pensiero, non diciamo forte, ma solo pensiero!
L’unica notizia che somiglia a una notizia riguarda la tragedia di uomini e donne che continuano a buttarsi nel nostro mare verso le nostre coste. “Oltre 12mila arrivi”, scrive Repubblica. “13mila in Italia, solo 180 in Grecia”, il Corriere della Sera. L’Europa ci ha fregati? Sì, se non ci importa della sorte di quelle donne e di quegli uomini – altri 400 sono annegati – possiamo dire così. Ci ha fregati, vendendoci promesse non disponibili: rimpatri di massa, aiuti che permetterebbero a paesi africani in dissoluzione di tenersi i profughi. E intanto ci ha chiesto – l’Europa – di cavarcela da soli, di effettuare i riconoscimenti e organizzare i respingimenti. Così il sindaco Pd di Ventimiglia, lasciato solo a far da sceriffo senza stella di latta e pistola che pende dalla cintura, si è dimesso dal partito. Nessuno se ne è curato nel Pd. Partito oggi evocato – c’è un richiamo in prima pagina su Repubblica – dal Ministro dei Beni Culturali che ammonisce la minoranza interna: “usi il congresso, non il referendum contro Renzi”. E lasci che per 5 mesi sia solo Renzi a usare il referendum per non parlare dei propri insuccessi. Ottimo consiglio. Ve ne do uno anch’io di consiglio. Leggete Scalfari. Oggi racconta del suo voto, 70 anni fa, a favore della monarchia nel referendum costituzionale: giovane anti comunista, che non si fidava della democrazia cristiana, finì per votare contro la Repubblica. Almeno è un pezzo di storia vissuta. Fa riflettere.