Ora sappiamo perché! Sappiamo perché Matteo Renzi si gioca l’osso del collo sul referendum d’ottobre, perché non vuole che si parli d’altro da qui ad allora. Ce lo dice Confindustria: “La ripresa non c’è!”. Tutte balle: le magnifiche sorti e progressive del jobs act, dell’abolizione dell’articolo 18, gli incentivi agli imprenditori, gli sgravi che comunque affondano i conti dell’Inps. Niente è servito. Confindustria scopre che il nodo è “la produttività che non cresce”, sono le dimensioni inadeguate delle imprese, persino una certa tendenza tra gli affiliati di Confindustria al Carpe Diem, a tirare a campare senza preoccuparsi del futuro. Ecco che, di due anni e tre mesi di governo Renzi, resta solo la riforma Boschi del Senato e la legge elettorale “perfetta”, l’Italicum che serve a far vincere alla fine uno solo. Confindustria appoggia queste riforme perché – come ha spiegato Zagrebelsky – tolgono di mezzo quell’incomodo chiamato democrazia rappresentativa, la riducono cioè a un simulacro, lasciano ai cittadini solo l’onere di scegliersi ogni 5 anni un premier, locando a lui il compito di comporre, di mediare, con poteri e tecnocrazie extra parlamentari, destinati a prevalere. Perciò Confindustria appoggia il governo Renzi, anche senza ripresa.
E il fronte del no che fa? Non ha un leader, osserva su Repubblica Stefano Folli. Subisce la mobilitazione del partito unico di Palazzo Chigi, che trasforma ogni sortita televisiva, ogni conferenza in sede universitaria, e persino nelle scuole con i genitori, in un appello per il Sì. Massimo Cacciari ammette che “la riforma è maldestra” ma dice a Repubblica che voterà sì “per spirito di responsabilità verso il sistema”. Perché chi l’attacca – questa riforma – ha fallito per 40 anni”. Mi chiedo per quale motivo invece chi la sostiene – la riforma – non dovrebbe fallire? In base a quali complesse elucubrazioni si immagina che accogliere a Roma 100 consiglieri regionali, regalandogli immunità e seggio senatoriale, dovrebbe rendere migliori le autonomie e più smart lo Stato? Chi l’ha detto che un governo absolutus, liberato dai vincoli, governi meglio? Qualcuno ricorda il pasticcio di Banca Etruria, o il caso Guidi Total?
Pierluigi Bersani chiede ospitalità al Fatto e dà un giudizio assai duro sui risultati del governo Renzi: “guardiamo in faccia la realtà. Abbiamo perso pezzi di industria. Da dieci anni siamo scesi sotto la media europea del prodotto interno lordo pro capite. La produttività non cresce. Si allarga la forbice dei redditi tra ricchi e poveri, nord e sud, vecchi e giovani. Cresciamo la metà dell’Europa. Le banche sono indotte a non mettersi a disposizione dell’industria ma a servire loro stesse, e a drenare il risparmio di cittadini che, fra l’altro, si sentono indifesi dalle prepotenze. Pare che serva la laurea in economia per entrare in banca. Il nostro sistema industriale non vede chiara la prospettiva, si indebita solo a breve termine, quindi non investe sul futuro. I consumi balbettano, la spesa alimentare si contrae”.
Francia e Italia viste dal Giappone. Hollande e Renzi guardano alle cose di casa da laggiù, dove oggi si chiude il G7. Il francese vede che la mobilitazione sindacale prosegue, le violenze pure – mi ha colpito il titolo di un’intervista di Liberation a un casseur “ci sono momenti in cui è intelligente far saltare tutto” – e constata, Hollande, quanto serie siano le divisioni nella sua maggioranza. A Valls che dice “non ci piegheremo” si contrappongono deputati e ministri disposti a cambiare l’articolo 2 del code du travail, quello che prevede la superiorità della contrattazione aziendale sul resto e riduce il compenso per le ore lavorate oltre le 35, che sono legge in Francia. L’italiano vede gli sbarchi di migranti e forse pensa che in Europa lo abbiano fregato, che respingimenti e soldi ai paesi africani siano, dopo tutto, chiacchiere, e che nei fatti ce la dovremo cavare da soli, noi italiani, con gli arrivi. A proposito, vorrei sapere cosa pensi Renzi del suo erede, sindaco di Firenze. Nardella, davanti al crollo del lungarno, non trova di meglio che evocare la teoria del complotto: “Qualcuno avrebbe gioito se ci fossero state vittime. Meschino tirare in causa Renzi”. Corriere della Sera.
Infine, viva Casson! Relatore del provvedimento di legge che prevede modifiche al regime della prescrizione, ha presentato un emendamento che blocca il count down, dopo una condanna in primo grado. Renziani, alfaniani e verdiniani sembrano fuori di sé. Speriamo.