Complotto, poteri forti, censura? Insomma che succede? Il Machiavelli di Rignano lancia la sua campagna per il Sì, conferma che se dovesse perdere il referendum si ritirerà, annuncia che con le sue riforme ha tagliato la casta di “quelli che non vogliono perdere la poltrona” e i grandi giornali lo ignorano, lo escludono almeno dalle loro prime pagine? Il Corriere apre con “Le nuove disuguaglianze che rallentano l’Italia”. Analisi di Dario Di Vico sui dati Istat: il 62% di giovani tra i 15 e i 34 anni dipende delle famiglie, oltre due milioni le persone senza lavoro, crescono i minori in condizioni di povertà, relativa o assoluta, sempre più anziani sono costretti a lavorare o, dopo, a sostenere con la pensione figli o nipoti. Secondo Di Vico sbaglia Renzi (anche se non lo nomina) quando sostiene che con l’aumento del PIL la situazione cambierà. Perché “alla recessione non sta seguendo una ripresa degna di questo nome e nella quantità sperata”. La Stampa, invece di fare l’eco del Renzi, apre con certe valutazioni allarmanti del G7: “Brexit minaccia globale”. “4 milioni di disoccupati in Gran Bretagna, 12 miliardi di costi per l’Italia, 58 per la Germania”. Ma da dove sbuca questo rischio Brexit? Rispondo: dalle politiche tradizionali. Di destra (Cameron) o della Terza Via (Hollande, Renzi), che si arrendono al tardo capitalismo finanziario il quale continua a creare disuguaglianze insopportabili, continua ad alimentare le paure e l’incertezza del ceto medio, a scoraggiare (con il pensiero unico) la partecipazione democratica, a creare mostri, da Trump a Hofer, che oggi in Austria potrebbe vincere il ballottaggio e divenire presidente.
Repubblica, ultima speme? No, neppure oggi se la sente di esultare con Matteo. È vero, apre con gli aiuti all’Africa, 60 miliardi della UE – non si sa a quali paesi e per far che cosa – ma accanto anche il mite Calabresi pubblica un commento non proprio pro-governo: “Se Renzi diventerà padrone sarà per tutti un disastro”, firmato da Eugenio Scalfari. Sempre in prima e sempre Repubblica: “Referendum: il Pd contro i partigiani”. Ma come, il caro premier aveva reclutato persino Enrico Berlinguer a favore del Sì, “anche lui era per il monocameralismo”, magari dimenticando che il segretario del PCI avrebbe voluto rafforzare le funzioni di garanzia, non umiliarle consegnando tutto il potere al premier..e questi di Repubblica se ne escono con il livore dei partigiani? Povero Matteo: secondo le sue attese i giornali oggi avrebbero dovuto scrivere altro. Per esempio mettere a confronto da una parte la giovane grinta di un premier che finalmente “vuol bene all’Italia”, dall’altra l’armata Bracalone del No. Da Brunetta a Fassina, da Calderoli a Di Maio, gente che si coalizza per non cambiare nulla. E invece i giornali tentennano, celano la loro adesione al progetto renziano, si mostrano infastiditi per le veline che arrivano da Palazzo Chigi.
Se vince il no, l’Italia sarà il paradiso dell’inciucio. Bella frase a effetto. E il Manifesto la riprende ma per dire che è Renzi “Il mago dell’inciucio”, quando “mette in scena a Napoli il patto con l’impresentabile Verdini a sostegno della sua candidata Valente”. E di Verdini si occupa anche il Fatto: “Candida il figlio di un boss, insulta la Capacchione, difende Cosentino”. E il Giornale: “L’ultimo inciucio di Renzi”. Mentre Feltri, direttore di Libero, chiede a Boeri di rinunciare al suo mega ufficio (con piano terra adibito a garage) e di recuperare, invece, i 10 miliardi l’anno che le imprese sottraggono all’Inps. Insomma, visto da Palazzo Chigi, starebbe prevalendo l’antipolitica. Forse perché la politica, sia di destra che della Terza Via, non propone nulla di diverso dalle multinazionali, non sa come uscire dalla crisi economica, sociale e culturale. E finisce col difendere l’1% dei padroni e potenti contro il 99% della popolazione (lo slogan di Occupy Wall Street). Molti giornalisti e quasi tutti i direttori sono in realtà con Renzi – un tempo si sarebbe detto col cuore e il portafogli – ma il troppo stroppia: i giornali restano un sensore e capiscano che non si possono mettere tutti i giorni in evidenza troppe balle. Quando osservo le contraddizioni – che ci sono – nel fronte del No e la difficoltà della sinistra, mi dico spesso: alla fine Renzi ci darà una mano. Esagerando.
Dall’estero. In Turchia abolita l’immunità parlamentare. Che bello? Dipende. Ora i leader curdi potranno finire in carcere sotto il peso delle incriminazioni a catena che Erdogan ha preteso e ottenuto contro di loro. In Spagna, El Pais pubblica un sondaggio in vista delle elezioni anticipate del 26 giugno. Dopo che i socialisti non sono riusciti a formare il governo, la destra del premier Rajoy guadagna un punto percentuale e si attesta al 29,9%. L’alleanza Podemos-Izquierda Unida è la seconda forza, con il 23,2. Il Psoe al 20,2%. Ciudadanos (destra riformata) al 15,5. O un’alleanza destra-nuova destra o una socialisti-sinistra.