Voti e camorra, bufera sul Pd. Un certo Stefano Graziano, presidente del Pd della Campania, è stato “pedinato in campagna elettorale mentre incontrava l’uomo del clan dei casalesi e intercettato mentre ringraziava dopo le elezioni”. Ora è indagato per “concorso esterno in associazione mafiosa”. Dal Corriere della Sera. I 5 Stelle denunciano che questo Carneade era un consulente del governo. Palazzo Chigi risponde che il suo incarico non fu rinnovato. Mi verrebbe di chiedere: nutrivate qualche sospetto e vi siete limitati a non rinnovargli l’incarico, lasciandolo al vertice del fu Pd, ora Partito di Renzi? Non voglio infierire, né voglio raccontarvi, oggi, i pezzi di Stefano Folli su Repubblica e di Marcello Sorgi sulla Stampa che stigmatizzano la canea che si leva contro il premier ma poi chiedono al premier “di fare pulizia”, lo avvertono che se lascerà correre, mentre il suo partito diventa un campo di battaglia tra clan, alla fine pagherà il prezzo forte. Tutto ciò mi annoia, già visto.
Dallo scandalo della Banca Romana del 1893 a oggi, viviamo in un’eterna Tangentopoli, dice al Fatto Roberto Scarpinato. “Le statistiche sulla composizione della popolazione carceraria dimostrano che, oggi come ieri, in galera a scontare le condanne finiscono solo i soliti ‘brutti, sporchi e cattivi’, mentre ‘lorsignori’ la fanno franca in un modo o nell’altro”. Insomma lo Stato convive da sempre in Italia con corruzione e mafia; in carcere finiscono solo i killer. E allora? Le geremiadi contro i poteri criminali, il fumetto sempiterno sul duello mortale tra Stato e anti Stato, la sorpresa per “la trattativa”? Minchiate, si direbbe in siciliano. Certo le forme cambiano: “Nella Prima Repubblica – ricorda Scarpinato – lo Stato aveva ancora la potestà monetaria e la corruzione si finanziava gonfiando progressivamente la spesa pubblica e l’inflazione. Ora invece, da quando siamo entrati nell’euro, viene finanziata tagliando i servizi dello Stato sociale. Sessanta o più miliardi di euro all’anno di corruzione, più almeno 120 miliardi di evasione fiscale sono un colpo al cuore del Welfare”.
La mafia ha meno margini, l’intermediario mafioso diventa il gemello siamese del politico o si trasforma esso stesso in politico. Paga sempre chi sta sotto nella scala sociale. “I rapporti di forza macropolitici non consentono la vera spending review che andrebbe fatta: il taglio drastico di corruzione ed evasione. E allora la predazione sistemica del denaro pubblico e il mancato introito dei tributi vengono compensati con i tagli allo Stato sociale. Oggi – prosegue il magistrato – una tangente di 10 milioni di euro nella sanità equivale a un taglio equivalente dei posti letto, nella scuola al taglio delle classi, nell’assistenza al taglio degli asili nido”. “Il paradosso è che più la corruzione si diffonde e si rivela irrefrenabile, più fa il gioco di chi è interessato ad accelerare lo smantellamento dello Stato sociale, alimentando nei cittadini la convinzione che tutto ciò che è pubblico è corrotto e inefficiente. Dunque l’unica soluzione è privatizzare tutti i servizi, sanità, acqua, scuola”.
Così è, cari amici. La corruzione si banalizza e diventa indispensabile per muovere gli affari, i politici sono tutti garantisti quando si tratta di colletti bianchi – professionisti stimati, innocenti fino a condanna definitiva – e magari fanno i forcaioli con i killer “brutti sporchi e cattivi”, che carichiamo di quanti ergastoli non potranno scontare. La magistratura indaga corrotti e corruttori, ma non riesce a condannare. Sentite ancora Scarpinato: “abbiamo un regime della prescrizione unico al mondo, che garantisce ai corrotti la possibilità di sottrarre tutti gli anni in cui sono riusciti a non farsi scoprire, dal tempo totale concesso ai magistrati per indagare e arrivare a sentenza definitiva dopo ben tre gradi di giudizio. Solo un esempio tra i tanti. Se oggi commetto il reato di traffico di influenze illecite e vengo scoperto tra 5 anni, è fatta: siccome il reato si prescrive in 7 anni e mezzo al massimo, ai magistrati ne restano solo 2 e mezzo per arrivare a condannarmi”. Il giudice arriva a soluzioni simile alle mie. “Prenderei finalmente atto – dice – che oggi la corruzione è una forma di criminalità organizzata e un’autentica emergenza nazionale. E adotterei la stessa strategia vincente che è stata utilizzata contro la mafia: alzare il rischio e il costo penale con strumenti ad hoc”. Avevo scritto: sciogliamo la commissione antimafia che è diventata un soprammobile istituzionale e distribuisce spesso distintivi anti mafia a chi non li merita (Confindustria Siciliana) e costituiamo una Commissione d’Inchiesta sulla Corruzione, cioè sul nesso politica affari, su quei 60 miliardi l’anno di corruzione (più il doppio di evasione fiscale) che deprimono ogni speranza di riscatto. Significherebbe ribaltare agenda e priorità di governo.
In breve. Nel super martedì americano Trump trionfa e sarà il candidato repubblicano, Clinton vince 4 stati su 5 ma Sanders attrae il 40% dell’elettorato democratico e ha più appeal tra gli indipendenti. Se la Clinton non cambia verso, potrebbe persino perdere in novembre contro il “populista” Trump. Bundesbank all’attacco: l’Italia ha violato i patti”, titola la Stampa, tanto per gelare gli entusiasmi di Renzi che l’altro ieri si era seduto al tavolo dei potenti. L’Italia, col suo debito, è solo tollerata nell’Europa a trazione tedesca senza mettere in questione tutta la politica dell’Europa, per il bene dell’Europa, resteremo sotto tiro.