Europa addio, titola il manifesto. La libera circolazione delle persone è stata sospesa. La Svezia ha deciso di rimpatriare 80mila migranti – ci vorrà tempo e costerà una barca di soldi, ma quel che importa ai governi è mostrare i muscoli -, Finlandia e Olanda ne seguiranno l’esempio. Europa addio perché il dio mercato l’ha già archiviata: Milano ieri ha perso 3,49%, “Pesano i dubbi sull’accordo di Bruxelles”, spiega il Corriere: “l’accordo” strappato da Padoan a Bruxelles per mettere in sicurezza le banche italiane ha “tenuto” lo spazio di un mattino. Finis Europae perché proliferano movimenti razzisti, xenofobi e ultranazionalisti – Salvini – Le Pen – Orban – Vychinski, gli stessi che soffiarono sulle guerre mondiali che l’idea d’ Europa avrebbe voluto cancellare. Europa addio perché – come stiamo provando a dire dall’inizio dell’anno su Left settimanale – l’Europa s’è fatta prendere dai suoi incubi e rischia di soccombere al delirio. Scrive a proposito dei migranti Lucio Caracciolo: “La storia dimostra che l’angoscia collettiva è un mostro difficilmente addomesticabile. Ma rinunciare a combatterlo, per chi si professa democratico e liberale, equivale a un suicidio politico”.
“Gentiloni: Europa a due velocità”, intervista alla Stampa del ministro degli esteri che lancia una proposta (non saprei quanto condivisa da Renzi) per salvare il salvabile: si realizzi – dice – un accordo di “cooperazione rafforzata” tra i sei fondatori, Germania, Francia, Italia, Olanda, Belgio, Lussemburgo. Secondo il Corriere quella di Gentiloni sarebbe anche la linea tedesca: “La cancelliera – che incontra Renzi – proporrà un’Unione ristretta riservata ai volenterosi”. “Merkel si sta convincendo che l’Europa a più velocità è inevitabile ma vuole che Roma ne faccia parte”. Se di questo si trattasse, ecco il deal: l’Italia smetta di giocare con il deficit di bilancio – la renziana legge di stabilità -, facciamo il rigore di bilancio tedesco e l’inevitabile, ulteriore, svalutazione del lavoro. In cambio di una certa “protezione” delle frontiere – espellendo la Grecia, dove arrivano troppo numerosi i migranti, e costruendole una cintura intorno – e accetti il patto Merkel-Erdogan: miliardi alla Turchia tenersi i profughi.
Siamo italiani e nessuno ne sapeva nulla, sussurra Altan. Già, siamo così italiani da aver censurato la Venere Capitolina pensando di compiacere un capo di stato col turbante, il quale pare non abbia censurato le tavole artistiche, con corpi svestiti, portate in dono al Papa. Siamo italiani e rinviamo il dibattito parlamentare sulle unioni civili perché prima vogliamo vedere quanta gente urlerà contro i diritti al family day. Intanto rimpinziamo il governo con amici di Alfano: italianissima captatio benevolentiae. Siamo tanto italiani da sopportare che un esponente della maggioranza di governo, messo in una commissione parlamentare per vigilare sulla Rai, chieda l’immediata cacciata di un giornalista – Massimo Giannini – che, nientemeno, ha osato parlare di un “rapporto incestuoso” tra esponenti del governo e il grumo di interessi e complicità che si è addensato intorno alla Banca Etruria. Siamo italiani e non discutiamo in Parlamento della prossima missione militare in Libia. Si direbbe che non ne discuta neppure il governo: oggi il ministro degli esteri dice che non ci sono piani di intervento, ieri la ministra della difesa aveva sostenuto che l’intervento è questione di giorni.
Hilary? É la vecchia politica. A pochi giorni dalle primarie in Iowa il Corriere presenta Bernie Sanders, intervistato da Tim Dickinson. “Cambiamento climatico, distribuzione iniqua della ricchezza, un sistema politico corrotto che va verso l’oligarchia, una politica sull’immigrazione che ha evidentemente fallito. Non credo – dice Sanders – che la politica tradizionale sia in grado di affrontare questi problemi”. E lui, Bernie, cosa propone? “Il nostro obiettivo dovrebbe essere creare una società in cui tutti hanno la possibilità di vivere decentemente. Un sistema sanitario nazionale che garantisca assistenza medica a tutti, educazione pubblica di alto livello dall’età prescolare alla laurea. Eliminare le tasse nel college e nelle università statali. Ogni cittadino, a prescindere dal suo reddito, deve essere in grado di accedere a un’istruzione di qualità. Il salario minimo deve essere alzato in modo da garantire la sopravvivenza a tutti. Nessuno conosce la formula per la felicità. Ma se hai una certa sicurezza economica, la tua vita sarà sicuramente migliore”. Diranno, qui da noi, che è un libro dei sogni. Però vediamo quanti incubi stia nutrendo, da noi, la furbizia pragmatica.