Renzi a ottobre il referendum: M5Stelle nel caos. In un titolo, Repubblica riassume l’esternazione del premier e ne fa suo il messaggio: da un lato l’Italia delle riforme e della ripresa, dall’altro l’opposizione che si dilania. Certo i fatti di Quarto colpiscono al cuore il movimento di Grillo e Casaleggio. In un appassionato messaggio ai 5 Stelle Saviano spiega dove sia il problema: il movimento propone se stesso come società degli onesti, dei giusti e dei puri. Ogni contraddizione è risolta con le espulsioni-epurazioni. Così facendo tuttavia Di Maio & C si isolano dalla società. Perchè hanno perso le europee? Perchè in Italia ci sono troppi parassiti. Perchè tante defezioni tra i cittadini-portavoce? Perchè taluni, avidi, avevano smesso di pagare le quote. Perchè a Quarto il sudiciume di camorra ha appoggiato l’adamantina purezza? Evidentemente qualcuno non aveva rispettato il programma. Ripeto da tempo, e a costo di stancare, che in politica conta quello che proponi e che fai, non quel che dici di essere. Né lo stato né la società sono migliori della politica: il buon politico, armato di valori e di realismo, è chi prova a cambiare lo stato delle cose e dunque se stesso.
Davvero solo le opposizioni sono nel caos? Il Corriere sembra apprezzare la doppiezza di Renzi: prima attacca la Merkel per il gasdotto Nord Stream poi chiama Putin per conto dell’Eni, “Prove d’intesa Putin Renzi sul gas che arriva dalla Russia”; ma lo bastona, intervistando il vice presidente della commissione europea, per la danza sul filo del deficit della sua finanziaria: “La flessibilità è a tempo”. Sempre il Corriere manda Maria Teresa, la retroscenista di fiducia del premier, a intervistare Maria Elena, la ministra “eclissata”, ma poi affida alla Sarzanini il compito di scavare sulle malefatte dell’Etruria Bank, quella di cui papà Boschi era vice presidente: “Così il CdA dell’Etruria ignorò i consigli per evitare il tracollo”. Direi che il premier ha qualche problema con parte delle elites nel Belpaese.
Grasso, De Siervo, Cuperlo. Al premier che annuncia tempi da Bolt sulla riforma del Senato e insiste sul referendum come un giudizio di Dio (del popolo) sulla sua politica, il presidente del Senato (Stampa) raccomanda: “che (il voto) non si trasformi in un referendum pro o contro qualcuno”. Il “suo” professor De Siervo (Stampa) spiega come “sia sbagliato e pericoloso cercare di trasformare questo istituto (il referendum), per sua natura oppositivo, in un tentativo di conseguire un plebiscito a favore di coloro che hanno adottato con fatica un evidentemente discusso testo di modifica della Costituzione”. Gianni Cuperlo (Repubblica) gli manda a dire: “sbagliato il plebiscito; servono contrappesi; cambiamo l’Italicum”. Certo la posizione dell’ex presidente del Pd appare debole quando annuncia che domani voterà sì alla riforma del Senato ma fa intendere che potrebbe non confermare quel sì al referendun “non sarei al suo fianco in un confuso partito della nazione”. Però è un fatto che Renzi ha vinto ma non convinto e che l’autostrada, (by Cacciari) che ha davanti, sembri ancora piena di buche.
La battaglia di Colonia, titola il manifesto. “Merkel: rimpatri per chi sgarra”, dice la Stampa. La cancelliera indica una strada non facile (come rimandare in Siria i rifiugiati? E come togliere la nazionalità a figli e nipoti di migranti, che delinquono?) anche se meno ipocrita del mantenimento (deciso dal nostro governo) del reato di clandestinità (contro cui oggi insorge l’associazione dei magistrati). Ma il bello in edicola sono i commenti sul grande fatto sociale, culturale e politico che si è consumato a Colonia la notte di San Silvestro. Condivido quanto Dacia Maraini scrive per Repubblica: “Siccome (i migranti di seconda o terza generazione) non possono compiere i loro crimini in nome del puro egoismo, si richiamano a precetti religiosi arcaici e storicamente morti”. Trovo interessante Maurizio Molinari, direttore della Stampa che scrive: “Le tribù sono protagoniste del deserto dall’antichità e dai loro costumi ancestrali si originano il chador per le donne, la decapitazione dei nemici, la vendetta come proiezione di forza, il saccheggio per arricchirsi, la poligamia e il potere assoluto degli uomini sulle donne”. Dacia Maraini ricorda come anche la Bibbia fu scritta “in una epoca in cui la schiavitù era ammessa e legale, in cui la giustizia si identificava con la vendetta, in cui la pena di morte era praticata ogni giorno, in cui la tortura era considerata lecita, in cui gli adulteri e gli omosessuali venivano lapidati, in cui le donne non avevano diritti civili, in cui le classi abbienti depredavano e sfruttavano le classi povere”.
Un dibattito per far rivivere idee di sinistra. Sì, mi sembra che si stia avviando e vorrei che Left lo incoraggi e se ne faccia protagonista. Magari non dimenticando un monito che viene da Francesco: “La corruzione è il peccato che invece di essere riconosciuto come tale e di renderci umili, viene elevato a sistema, diventa un abito mentale, un modo di vivere”. Il ritorno alle origini, che sauditi e wahabiti impongono in terra d’Islam, e le destre vorrebbero in Europa, serve spesso proprio a giustificare e a nascondere quel peccato dei regnanti.