Incubo 2016, è il titolo di copertina con cui Left esce stasera. L’incubo si è manifestato plasticamente già ieri. “Francia e Libia, l’Isis fa paura”, dice la Stampa. A Parigi, nel primo anniversario della strage di Charlie Hebdo, un uomo si è legato al ventre una finta cintura esplosiva e con un coltello in mano ha gridato “Allah Akbar” in prossimità di un commissariato di polizia, in uno dei quartieri dove i terroristi avevano colpito. Lo hanno ucciso, naturalmente. Intanto in Libia venivano incendiati 7 pozzi di petrolio e sulla strada tra Tripoli e Misurata, un camion cisterna, guidato da un kamikaze, faceva strage di agenti di polizia. 74 morti. L’incubo prosegue con la guerra nello Yemen che non si è mai fermata e dove, secondo l’Iran, un raid dell’Arabia Saudita avrebbe distrutto la sua ambasciata.
Sic transit gloria mundi. Angela Merkel si era appena meritata la copertina di Time come donna dell’anno. Ma ora Gian Egidio Rusconi scrive sulla Stampa: “Merkel, l’anno più nero”. “La Germania è sconcertata e insicura come non mai, dopo quanto è successo la notte di San Silvestro”. Quella notte non solo le donne, che sono state circondate, molestate e aggredite da persone “di origine araba o nord africana”, ma anche la Germania tutta “ha subito un’offesa intima, inaspettata, immeritata, della cui natura non sa ancora capacitarsi”. Dov’era la polizia quella notte? E come è stato possibile che la notizia di un’aggressione di massa sia stata taciuta per giorni? E può una sindaca modello lasciarsi scappare che le donne dovrebbero tenersi lontane dal branco, quasi che le vittime dovessero sentirsi colpevoli? E la cancelliera che fa, sa solo indignarsi? Non è stata proprio lei – attacca la destra – ad aver aperto le porte di Germania a centinaia di migliaia di immigrati? Intanto la Slovacchia decide di fermare le frontiere ai musulmani. Polonia e Ungheria corrono verso il fascismo.
S’è rotto il capitalismo a guida comunista. “Altro taglio allo yuan – scrive Repubblica – e nuovo crollo in borsa”. Poi aggiunge “Il governo di Pechino indeciso a tutto”. Sul Corriere Lucrezia Reichlin è più ottimista, sostiene che “La zavorra dei mercati non è la Cina”. Semmai “il vero pericolo è che le tensioni (tra Arabia e Iran) sfocino in una vera e propria guerra in grado di coinvolgere Europa e Stati Uniti.” Insomma la Cina svaluterà ancora, la sua macchina produttiva rallenterà ancora, ma questo – pensa la Reichlin – potrebbe addirittura consolidare l’economia globale e dare occasioni di crescita a chi saprà coglierle. Il problema dell’economia – concordo – è in primo luogo politico, sta nel difficile trapasso tra la fase una sola superpotenza dettava legge a un difficile assetto multipolare. Analisi interessante ma è pure vera un’altra cosa: “i 90 milioni di investitori che a Shangai giocano in borsa come al Casinò” – titolo della Stampa – si stanno mostrando un osso troppo duro persino per la spregiudicata e autoritaria leadership del partito comunista cinese.
Siamo a cavallo, titola il Manifesto. Il noi, beninteso, è sociativus ma chi si sente – o dice di sentirsi – a cavallo è, more solito, Matteo Renzi che il quale ha rilasciato il seguente tweet: “la disoccupazione continua a scendere, oggi all’11,35. É dimostrazione che #jobsact funziona. L’Italia che riparte, riparte dal lavoro. #lavoltabuona”. Vero, risponde Dario Di Vico sul Corriere, ma “il risultato di ieri si deve (molto) agli incentivi sulla defiscalizzazione decisi dal governo nella legge di Stabilità dello scorso anno ovvero a un investimento di circa due miliardi per il solo 2015”. Hanno funzionato questi incentivi? “Meno di quanto ci saremmo aspettati”, scrive Di Vico, ed è possibile che il rimbalzo dell’occupazione a novembre sia solo un anticipo delle assunzioni che sarebbero state perfezionate nel 2016”, quando gli incentivi diminuiranno perché “rinnovati solo parzialmente”. Inoltre lavorano più over 50 che giovani.