Gigante, pensaci tu! La pubblicità della Ferrero, con il gigante buono alle prese con le malefatte dell’imbranato Jo Condor, andava in onda quando Matteo Renzi non era ancora nato. E tuttavia m’è tornata in mente, scoprendo stamane dai giornali che il premier aveva affidato ancora una volta a Raffaele Cantone il compito di raddrizzare i torti. Questa volta delle banche, dopo quelli del Mose, dell’Expo e del Giubileo. Cantone, pensaci tu! “Renzi chiama Cantone” titola Repubblica e il Corriere aggiunge “Tensione Governo Bankitalia”. Perché anche l’istituto di via Nazionale (e non solo la Consob) si è sentito scavalcato e posto sotto accusa dalla scelta di affidare a Cantone gli arbitrati sui rimborsi agli obbligazionisti. Visco è subito salito sul Colle e, per una volta, il Fatto sembra approvare il premier: “Renzi sfiducia Visco e Vegas, ma Mattarella salva Bankitalia”, è il titolo di prima pagina.
Renzi lancia una sfida alla guida tedesca, titola invece il Corriere della Sera. La Stampa, con una punta di scetticismo, fa eco: “Renzi si veste da anti tedesco: un solo paese non può guidare la Ue”. Bene, bravo, sette più! Con Cofferati, Cuperlo, Fassina e Tocci ho persino scritto un libro sul tema (“Lezione di greco” e domani lo presento a Palermo con Leoluca Orlando), quando, appena mesi fa, sembrava una bestemmia criticare l’austerità germano-centrica. Ora sembra che questa sia la linea del governo. Naturalmente anche in questo caso c’è un ma! Ne troverete l’indizio a pagina 12 di Repubblica. “Draghi duro con l’Italia: disoccupazione al palo, anche la Grecia meglio di voi”. “Due nuovi posti su tre sono precari e (in Italia) i conti pubblici deviano troppo”. Lo si legge nelle pieghe del bollettino della BCE e tanto autorizza il sospetto che le riforme italiane (jobs act, sgravi a pioggia agli imprenditori) non stiano creando nuova occupazione mentre mettono a rischio la stabilità dei conti. Invece di ammetterlo, il premier butta la palla in angolo e accusa la Merkel. La quale ha anche la colpa di non essersi ribellata – come ha fatto l’Italia – alle sanzioni automatiche contro la Russia. Mentre, quatta quatta, invoca il raddoppio del gasdotto Nord Stream che dalla Russia porti il gas in Germania, aggirando l’Ucraina. Ambiguità tedesche.
Cinque stelle e tre Magi costituzionali, Giannelli torna sullo svoltone (by Bersani) di ieri. É vero che la scelta Pd di far l’accordo per la Consulta con i cittadini portavoce abbandonando Berlusconi alla sua solitudine, se sta facendo tracimare lo scontento in Forza Italia, ha lasciato perplessi anche molti nelle fila del Pd che del movimento pentastellato. Tra poco, per via della Boschi, tra i due contraenti torneranno a volare parole grosse – ”Nessun timore per il voto di sfiducia, oggi conta alla Camera”, scrive Repubblica – ma la Stampa anticipa due altri temi di una possibile intesa. “Dalle unioni civili alla cannabis, i punti di dialogo tra Pd e Grillini”. Insomma è più pacifista di Hollande, più anti austerità di Tsipras, più disposto al dialogo con i movimenti anti casta di Sanchez. Ma allora Renzi è di sinistra?
L’Italia che conta nel mondo. “C’è un accordo (finalmente). La Libia potrà ripartire da qui?, si chiede Maurizio Caprara. Accordo fragile e pieno di insidie, tra Tripoli e Tobruk, con l’ex capitale di Gheddafi circondata da milizie del gruppo Stato Islamico e infiltrata di deputati che vengono dalle fila di Al Qaeda, ma accordo che apre la strada a un’avventura tutta italiana. Scrive il Corriere: “Londra pronta a inviare mille militari per una missione a guida italiana”. Sulla Stampa, l’ambasciatore Toscano, dando conto dei toni da bullo di Putin che ha accusato la Turchia di una “deriva islamista” e l’ha sfidata “provino a inviare jet in Siria”, deve nondimeno ammettere che le aperture a Putin del governo italiano sono realiste. Mentre Lucio Caracciolo su Repubblica dà conto delle foto imbarazzanti pubblicate da Le Monde sui massacri di Assad, ma poi conclude che con Assad e Putin oggi non si può non dialogare. Al nostro, dunque, sono spuntate le ali dello statista?
Domani è un altro giorno, si vedrà. Perdonatemi la citazione di Rossella O’Hara, ma penso che sapremo presto se il Presidente del Consiglio abbia cambiato verso al verso che aveva impresso alla politica italiana, oppure se, come un attore che sente sfuggirgli l’attenzione del pubblico, si sia messo a lanciare lazzi e frizzi contro l’impresario teatrale, gli amici di un tempo e i protettori di sempre. Tutti colpevoli tranne me! Merkel e Draghi per l’economia e la politica estera, Berlusconi per le riforme, sono stati gli interlocutori privilegiati del governo. Se Renzi se ne fosse dimenticato, solo perché ora si trova in difficoltà con i sondaggi, non sarebbe una buona notizia per un paese che ambisca a un minimo di serietà e continuità. Se invece innovazione ci fosse, beh, che lo si dica francamente, mettendo da parte l’abito di chi continua a dire (fino all’ultima Leopolda) ho e avevo ragione.
Brava, appassionata ma non del tutto convincente. Oggi finisco di scrivere tardi e nel frattempo ho avuto l’opportunità di sentire l’auto-difesa di Maria Elena Boschi alla Camera. La mia famiglia non è stata favorita e semmai ha perso quattrini. Chi avesse sbagliato dovrebbe pagare: anche mio padre, che amo e considero una persona per bene. Bene, ma il governo ha sbagliato, quanto meno sottovalutando le conseguenze sui risparmiatori truffati del decreto salva banche. Ma la famiglia Boschi viene dallo stesso ambiente, dagli stessi luoghi, dalle medesime responsabilità di chi ha truffato detti risparmiatori. La ministra non ne sapeva niente? Pensava davvero che tutto andasse per il meglio in Banca Etruria e nella sua Arezzo? E Renzi, quando ha proposto per il CSM il sindaco della città, che diceva “Banca Etruria non si tocca”, era inconsapevole di quel che molti dicevano, che c’era del marcio in quel sistema? Sono parecchie le cose che la bravissima Boschi non ha ancora chiarito.